“Peccato grave sprecare acqua.”
Di padre Antonio Rungi |
Comunicato stampa
Venerdì
23
marzo
2007, ore 10,00
Nella giornata mondiale dell' acqua, padre Antonio Rungi, teologo morale, in una Nota personale sulla questione dell'uso dell'acqua, sottolinea l'importanza che "l'argomento assume non solo su un piano prettamente materiale ed economico, ma soprattutto morale e sociale insieme. Il bene essenziale dell'acqua, un bene universale e destinato a tutti -precisa il teologo
campano- ha dei risvolti morali impegnativi per ogni uomo che tale bene possiede in modo illimitato rispetto a buona parte della popolazione mondiale che è praticamente sprovvista di esso. Tale situazione –continua padre Rungi- ci responsabilizzata in ordine ad un uso corretto dell'acqua per le nostre esigenze personali, in primo luogo quelle dell'alimentazione e dell'igiene personale". Da qui il monito del teologo campano che "chi spreca acqua e non la utilizza per beni essenziali commette un peccato grave, perché mette priva gli altri di un bene che è utile per le esigenze essenziali. Tali responsabilità morali riguardano in particolare l'uso eccessivo che dell'acqua se ne fa per pulizie personali, per abitazioni, per locali e per le auto. Ci sono nei passi sviluppati i maniaci dell'acqua, che per qualsiasi sciocchezza ricorrono a tale bene sprecandone quantità eccessive solo per una pulizia dei denti, per una doccia, per l'utilizzo dei sanitari. Tale uso indiscriminato dell'acqua, senza alcun freno e controllo avviene nelle strutture, negli uffici e locali pubblici, ove I' accesso a tali servizi è praticamente garantito in modo illimitato a tutti. Mettere freni ed avviare controlli più sistematici sull'uso dell'acqua nelle strutture pubbliche è un dovere delle pubbliche amministrazioni. Queste si caricano di responsabilità morale si questo versante anche in ordine alla gran quantità di acqua che si disperde lungo i sistemi di erogazione, gli acquedotti, i sistemi di distribuzione fino a giungere nelle case della gente. Un ulteriore grave problema morale determinato dalla questione dell'uso distorto dell'acqua è la vendita delle acque minerali, che vengono confezionate e distribuite da multinazionali che operano nel settore. La speculazione su questo bene che diverse aziende ed esercenti fanno nella produzione e nella vendita al pubblico delle acque minerali è un gravissimo problema morale, ma anche economico. Ritengo -conclude il teologo- che tali ditte debbano fare un serio esame di coscienza ed attenersi nella produzione e vendita di acqua al guadagno legittimo. Come pure sarebbe da considerare attentamente ai fini di un commercio equo e solidale pensare ad un distribuzione gratuita dell'acqua imbottigliata a quei popoli ove la siccità fa strage di milioni di esseri umani ogni anno, proprio per mancanza di acqua per le loro esigenze di sopravvivenza. Come non porsi il problema morale -chiude padre Rungi- davanti alla morte di tanti bambini, donne ed uomini del Terzo e Quarto Mondo per motivi di mancanza di acqua, mentre nei nostri Paesi occidentali ne consumiamo tanta che, diversamente utilizzata, potrebbe salvare la vita a tanti esseri umani in altre parti del Mondo, non solo estinguendo la sete, ma anche di garantire l'igiene personale minima a tutti gli abitanti della terra. Dovremmo seriamente interrogarci di fronte a quel messaggio evangelico che è quanto mai attuale soprattutto nel nostro tempo, caratterizzato dalla globalizzazione, e che è sintetizzato in quello "avevo sete e mi avete dato da bere". Dio, di qualsiasi religione e credo che professiamo, ci giudicherà anche in ordine a questa a questa opera di misericordia corporale e di carità fattiva se l'abbiamo esercitata con responsabilità e serietà, a qualsiasi livello, nel corso della nostra vita".
Napoli, 23 marzo 2007
L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti
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