“Salvare il calcio portando i bambini allo
stadio.”
Di padre Antonio Rungi |
Comunicato stampa
Giovedì 8
febbraio
2007, ore 15,00
“Proibire l’accesso allo stadio per le partite di calcio ai giovani e agli adulti ed aprirli esclusivamente ai bambini”, è l’appello che padre Antonio Rungi, teologo morale, superiore provinciale dei passionisti di Napoli, rivolge alla Figc e al Governo “in questa fase di transizione, dopo i gravi fatti di Catania”.
“L’emergenza violenza –prosegue padre Rungi- si supera ripartendo dai bambini che certamente non porteranno con sé oggetti contundenti, né avranno progetti di sfasciare stadi ed aggredire le Forze dell’Ordine, né di provocare danni alle strutture o quanto altro di negativo possono compiere gli adulti. Scuole, istituzioni pubbliche, parrocchie, associazioni varie potrebbero ogni domenica assicurare la partecipazione dei bambini alle partite di calcio ed organizzare il tutto, magari con il supporto economico delle società calcistiche. Penso che i primi ad essere felici –conclude padre Rungi- saranno proprio quei genitori, nonni, giovani e persone di ogni ceto sociali ai quali oggi viene proibito l’accesso allo stadio. Spalancare le porte dei degli stadi dove si esibiscono le squadre per i relativi tornei è meglio di farle giocare senza pubblico e nell’assoluto silenzio degli spalti. Il controllo dei bambini potrebbe essere assicurato dagli insegnanti, dai volontari, dagli assistenti sociali, dai dirigenti e responsabili delle varie associazioni, magari anche con un ridotto numero di agenti, ma solo ai fini di una protezione e di garanzia per i piccoli e i loro accompagnatori. Nell’arco di pochi anni sicuramente il calcio violento diventerebbe solo un brutto ricordo del passato, in quanto le nuove generazioni dei tifosi si formerebbero in un clima di serenità e di solidarietà. A ciò si aggiunga la necessità che i giocatori si rendano più disponibili ad incontrare il pubblico dei bambini e non solo a parlare al vasto pubblico attraverso la stampa, la radio e le televisioni, non curando di fatto il rapporto con i tifosi. E i primi veri tifosi, sicuramente tranquilli ed incapaci di offendere sono i piccoli, specialmente coloro che non possono permettersi di andare allo stadio per mancanza di risorse economiche. Ed evidente che l’accesso dei bambini per assistere una partita di calcio, anche ad alto livello, dovrà essere totalmente gratuita, anzi dovrà essere occasione di socializzazione per loro con una possibilità ulteriore di assicurare ad essi gratuitamente il ristoro, prima, durante e dopo lo svolgimento della gara. Con tanti soldi che si sprecano per riparare danni prodotti dai grandi negli stadi, alle società sportive dovrebbe risultare più conveniente come promozione della propria immagine scegliere di essere dalla parte dei bambini, anche se costa qualcosa fare scelte del genere per il bene del calcio e di tutto il sistema di relazioni sociali”.
Napoli, 8 febbraio 2007
L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti
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