“Responsabilizzare i giovani per far decrescere la
violenza.”
Di padre Antonio Rungi |
Comunicato stampa
Martedì
6
febbraio
2007, ore 17,00
“Non leggi speciali, né decisioni affrettate o dettate dall’emotività del momento, ma interventi legislativi mirati a responsabilizzare i giovani nella società e ad assegnare ad essi ruoli e compiti ben precisi. Solo in questo modo si può ridurre il fenomeno della violenza e non solo negli stadi o fuori di essi, ma nell’intera società”, è quanto afferma il teologo morale, padre Antonio Rungi, superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, educatore e docente di pedagogia nelle scuole statali. “L’ozio è il padre dei vizi, la non valorizzazione del giovane nella famiglia o nella società, o peggio l’assicurazione ad essi di ogni bene ed ogni sostegno economico da parte delle famiglie spesso mette il giovane di oggi di potersi permettere ogni cosa, anche quello di delinquere, perché alla fine qualcuno li tira fuori dal carcere o dai guai”.
A distanza di qualche giorno dalle terribili immagini di Catania e dopo i funerali dell’Ispettore Capo, Filippo Raciti, dopo le toccanti parole della moglie e della figlia, “è necessario fare un esame di coscienza –afferma padre Rungi- nelle nostre famiglie, in dialogo con i giovani e con i meno giovani, con quegli adulti che spesso istigano alla violenza i piccoli ed organizzano le guerriglie per trovare un’alternativa alla normalità insignificante della loro vita. Non solo bravate di una carnevalata o di un pesce d’aprile anticipato, ma a volte ricerca di stimoli ed emozioni forti che danno un sapore, anche di sangue e di morte, alla loro vita appiattita su troppe cose che non dicono più nulla”. Reagire ad un simile modo di essere e vivere, ad una “vera cultura al massacro e alla distruzione è un dovere di tutti, specialmente dei genitori, di quanti lasciano con estrema facilità fare ai loro figli e non hanno il coraggio e la forza di richiamare piccoli e grandi al rispetto delle regole e della civile convivenza, quando questi sbagliano in modo chiaro e palese. I genitori devono profondere tutte le loro energie per guidare sulla strada del bene i loro figli. Dove nelle famiglie c’è dialogo, rispetto, assegnazione di responsabilità, dove c’è la capacità di autocritica e soprattutto di ammissione dei propri errori, i giovani crescono con la coscienza dei propri limiti e nello stesso tempo con la volontà di lavorare per la propria crescita, umana, sociale, culturale ed economica. A nulla può servire e serve di fatto alle famiglie –conclude padre Rungi- aver all’interno di essa soggetti spavaldi, guerrafondai, veri e propri elementi amanti del delinquere e programmatori coscienti di male per sé e per gli altri. Queste famiglie non hanno senso di esistere, perché non sono vere famiglie, ma laboratori di delinquenza”.
Napoli, 6 febbraio 2007
L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti
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