Riflessione:Moralizzare la vita pubblica e privata
Di padre Antonio Rungi |
Comunicato stampa
Giovedi'
22
giugno
2006, ore 8,00
Di fronte ai tanti scandali e alle tante vergogne umane che ci
stanno interpellando in questi giorni, c’è da domandarsi
seriamente fino a che punto ognuno di noi opera per innalzare il
livello morale della nostra società, mediante una vita etica
personale che risponda ai sani principi della morale umana e
cristiana.
Scandali nel calcio, nella politica, nell’aristocrazia, nelle
istituzioni pubbliche, nell’amministrazione, nell’economia, nello
spettacolo ci mettono davanti la realtà del nostro tempo, che è
una realtà contrassegnata da tante fragilità e debolezze.
Fragilità e debolezze che si rifanno alla natura umana che è
contrassegnata dal peccato e dalla tendenza a deviare in ogni
ambito.
La sete di guadagno, la sfrenatezza dei costumi, la legittimazione
di ogni comportamento che esprime una presunta libertà personale
ed interiore, il crollo sistematico di tutti i valori etici del
passato, l’incapacità di un sistema di formazione delle coscienze
e di personalità responsabili e forti nella nostra società ci
dicono esattamente in quale direzione stiamo andando, nella
direzione del relativismo morale, del permissivismo totale, della
legittimazione di ogni comportamento sia nel privato che nel
pubblico.
E sembra una contraddizione quando veniamo a conoscenza e ci
meravigliamo, condannandoli apertamente, di presunti reati di
persone di alto locato o di un determinato ambiente che noi
consideravamo al di fuori di ogni tentazione della natura umana,
quando in realtà vogliamo entrare nella vita delle persone e
conoscere di esse ogni cosa. Al di là della discutibilità delle
intercettazioni telefoniche alle quali sono sottoposti i cittadini
di tutti gli stati del mondo, compreso il nostro, per motivi di
sicurezza e di prevenzione dei crimini, resta un dato di fatto che
stampa, cinema, televisione, Internet mettono in pubblico le
debolezze di gran parte delle persone che contano nella società
per fare audience. Manca quella discrezione nel rispetto della
vita privata che al di là della Legge che ne garantisce alcuni
aspetti formali rimane poco o niente sul senso più vero del
rispetto della persona altrui e soprattutto delle sue debolezze e
fragilità. Non si comprende bene, al di là del diritto di cronaca
e di informazione che spetta agli operatori della comunicazione
sociale, perché insistere tanto su fatti e misfatti di ambienti
particolari o di persone speciali per metterle alla gogna e per
criminalizzarli oltre ogni limite.
Mi sembra che spesso in questo nostro mondo basato sulla forza
delle immagini e delle apparenze conti soprattutto salvare la
faccia e magari assumersi il ruolo di giudice del momento quando
sono altri diversi da noi ad essere al centro di scandali e di
deviazioni morali.
Chi è senza peccato ricorda Gesù nel Vangelo scagli la prima
pietra.
Ritengo che in questo preciso momento in cui siamo bombardati da
tanti scandali e che ci assillano dalla mattina alla sera è
necessario ripensare al ruolo della magistratura,
dell’informazione, per non mettere in piazza solo i misfatti della
miseria umana. Sappiamo benissimo come vanno le cose da un punto
di vista etico nel nostro Paese con la tendenza a legittimare ogni
comportamento definito etico, che attinge i suoi valori nel mondo
e nella laicità e da essi parte per proporre un nuovo sistema di
pensiero e di azione per cui ogni cosa è possibile fare sganciata
da un riferimento della persona oltre il tempo presente. In questo
contesto risulta strano che la Chiesa e le istituzioni ecclesiali
intervengano nel discorso della morale fondamentale, personale e
sociale e diano indicazioni precise sul come operare a livello di
rapporti interpersonali e sociali. Le nostre azioni immorali non
vanno considerate nella sola ottica giudiziaria, per cui sono
perseguibili o meno dalla legge di uno Stato e condannate, magari
anche con il carcere o la pena capitale, esse vanno inquadrate in
un discorso di moralizzazione personale e sociale che tutti
dobbiamo avere a cuore.
Quando da piccoli, da giovani, da adulti si tollera il furto, la
violenza, l’offesa, la pornografia, l’attenzione morbosa, la
raccomandazione, la necessità di una quantità di soldi sempre più
consistente e facilmente conseguibile, si pongono le basi del
futuro della propria moralità e di quella pubblica. All’origine di
quanto sta succedendo oggi e non solo in Italia c’è un calo di
interesse e di impegno di tutte le istituzioni, soprattutto della
famiglia, ad educare ai sani principi morali, che sono il rispetto
della propria ed altrui persona. Rispetto che passa attraverso
comportamenti che esprimono davvero serietà, autenticità,
coscienza, moralità e non solo a livello cristiano o laico, ma
moralità che si fonda sulla natura umana. E’ contro ogni legge
morale assumere comportamenti in cui si sfrutta una persona per
qualsiasi motivo di questo mondo. La persona umana è sacra e va
rispetta dal primo momento del suo concepimento fino all’ultimo
istante della sua vita terrena. Il Dio denaro, la ricerca del
piacere sessuale, la mitizzazione della propria persona e del
proprio ruolo, i desideri più bassi dell’uomo non possono trovare
sfoco o realizzazione mediante sistemi di compromissione con la
coscienza e con le leggi, di corruzione, di copertura a basso o
alto livello di comportamenti apertamente contrari ad ogni etica e
pensiero normale. Qui si va in cerca del sensazionale, della
deviazione dal normale, si vuole la devianza e non la regola, si
cerca il palcoscenico e non il silenzio e la riservatezza, si
vuole stare in pole position in tutte le situazioni, perché
l’arroganza, la prepotenza, l’arrivismo, il carrierismo, la
bramosia non riescono a saziare mai a pieno il cuore di tanti
uomini e donne corrotti, perché corrotti dentro nella loro mente e
nel loro cuore. Senza riferimenti alla vita eterna, ad una morale
basata su un giudizio che va ben oltre gli accomodanti giudizi
della giustizia terrena, non c’è possibilità di fondare una morale
certa e duratura per qualsiasi società, fosse anche quella più
giusta ed organizzata, più attenta ai bisogni degli altri, più
rispettosa delle esigenze individuali o di gruppo. Da qui,
l’urgenza che anche come istituzione Chiesa di insistere nei tempi
opportuni e non opportuni nel presentare il volto più bello della
morale che Cristo è venuto ad insegnare agli uomini venendo in
questo mondo: una morale che parte dalla conversione del cuore,
che sia espressione di un amore puro ed autentico, distaccato
dalle cose e libero da ogni compromesso di ordine temporale. Una
morale che si ispira alle beatitudini, che ha come regola la gioia
e il rispetto della vita, che ha come criterio fondamentale
l’umiltà e la riservatezza e che parta dalla convinzione che tutti
siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno di salvezza e redenzione.
Educare a questi valori nella famiglia, nella scuola, nella
chiesa, nelle istituzioni significa mettere le basi per un futuro
di una società nella quale gli scandali certamente non verranno
completamente azzerati, ma sicuramente verranno ridimensionati e
ridotti alla normalità. Sia chiaro in questo contesto quello che
Gesù stesso afferma in merito agli scandali di ogni genere,
soprattutto se toccano bambini ed innocenti, persone semplici e
incapaci di fronteggiare la furbizia e l’astuzia di certi che si
ritengono grandi e potenti e che in realtà sono bambini viziati e
persone immature e mai pienamente formate: “è meglio per loro che
si mettano una macina al collo e si gettano nel mare”.
Napoli, 22 giugno
2006
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