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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it
 

 

 

 

 

Napoli. Santa Maria dei Monti, la Madonna “Regina degli Apostoli,
da quattro secoli veglia sulla zona dei Ponti Rossi.

di padre Antonio Rungi


Comunicato stampa
Martedi'
9 maggio 2006, ore 9
,15


Domenica prossima, 14 maggio 2006 ricorrono 400 anni di storia della Chiesa e del Convento di S.Maria ai Monti in Napoli, che dal 1900 è di proprietà dei Passionisti della Provincia religiosa dell’Addolorata (Lazio Sud e Campania).
Era, infatti, Il 14 maggio 1606 quando il Venerabile Carlo Carafa, fondatore dei Pii Operai aprì al culto dei fedeli la Chiesa, benedicendo il quadro che riproduce la Regina degli Apostoli, poi venerata sotto il titolo di Santa Maria dei Monti. Quel 14 maggio 1606 era Lunedì di Pentecoste. E da allora la festa in onore della Madonna dei Monti si è conservata in questa data movibile e puntualmente si celebra ogni anno in questa circostanza.
Nel quarto centenario di questo fausto avvenimento la comunità passionista di Napoli, con la collaborazione dell’Associazione Santa Maria ai Monti (Acsmam) ha organizzato una serie di manifestazioni religiose e culturali, per dare ampio risalto alla storica ricorrenza. Manifestazioni che si svolgeranno il 5 giugno 2006, ovvero il Lunedì di Pentecoste di quest’anno del Signore.
Una storia, quindi, che parte da lontano e che attraversa tre quattro secoli di presenza religiosa su questa collina, alla periferia Nord-Est di Napoli. Tra Pii Operai, Istituto Smaldone, Passionisti, Monache Carmelitane e Suore Betlemite, la collina di S.Maria di Monti in quattro secoli si è caratterizzata come “il monte della spiritualità della Croce”.
Il Convento dei Passionisti di Napoli, sede canonica e civile della Provincia dell’Addolorata (Lazio Sud e Campania), dal 1919, prende il nome della splendida icona dedicata a Santa Maria dei Monti. Un’immagine di rara bellezza ed espressività, che rappresenta la Vergine Santa, con il Bambino poggiato sul braccio sinistro, il Quale, a sua volta, sul braccio sinistro regge il mondo. A testimonianza di uno stretto rapporto tra il mistero di Cristo unico Salvatore del mondo e Maria, la Madre di Dio, chiamata a cooperare al mistero della salvezza del genere umano. Il Bambino è in atteggiamento benedicente; mentre la Vergine è posizionata in modo da mostrare completamente il suo atteggiamento materno ed accogliente. La Madonna è seduta su un trono naturale (forse per indicare la zona dei Monti), suddiviso in due piani, a modo di scala ed è posizionata davanti ad una struttura, che appare sullo sfondo, circondata da tre Angeli, due alla sinistra ed uno alla destra. La parte più rilevante dell’intero quadro viene occupata dalle figure dei due apostoli: San Pietro e San Paolo, a conferma di una singolare devozione verso la Madre Regina degli Apostoli (Regina Apostolorum), che veniva curata particolarmente dallo stesso Carafa e dai Pii operai, un istituto apostolico. Tanto è vero che questa immagine era conosciuta anticamente come la Madonna degli Apostoli e solo successivamente acquisì il titolo di Santa Maria ai Monti, dalla zona dei Ponti Rossi, ove fu costruito il Convento. Secondo una antica tradizione, l’autore del quadro, Girolamo D’Arena, noto artista napoletano del XVII secolo, molto credente e devoto della Madonna, su commissione dello steso Carafa realizzò con molta calma, in quanto su espressa richiesta del Carafa doveva dipingere il quadro solo di sabato, giorno dedicato, nella tradizione cristiana, alla Vergine Santa e dopo essersi confessato e comunicato.
Il titolo di Santa Maria dei Monti è quindi un’attribuzione successiva, e sta ad indicare la zona di Napoli, così conosciuta, ed ove operava la Congregazione del Venerabile Carlo Carafa. Zona marginale della città di Napoli, che al tempo del Carafa era completamente isolata, oltre ad essere particolarmente pericolosa per accedervi. Fu scelta dallo stesso Carafa per istituire la sua nascente Congregazione dei Pii Operai. Infatti, sui Monti o Belvedere, come veniva anticamente descritto questo luogo, fuori il "Borgo di S. Antonio Abate", il Padre Carlo Carafa fondatore dei Padri Pii operai, cominciò la costruzione del complesso conventuale di S. Maria dei Monti. Egli, l'8 ottobre del 1605 adattò una antica masseria, con alberi da frutta, bosco, casa, cortile murato, cisterna ed altri locali del Signor Decio Crisconio da lui comprata per mano del notaio Francesco Antonio De Mare per ducati 1100.
Il 14 maggio del 1606 vi prese dimora con i suoi confratelli ed il cardinale Ottavio Acquaviva, arcivescovo di Napoli, concesse la benedizione della chiesa e l'approvazione della costituzione della nuova comunità, chiamata congregazione della Dottrina Cristiana.
Dal 1607, vi portò la casa di noviziato dei Pii operai che si trovava a S. Giorgio Maggiore.
L'affluenza dei fedeli che accorreva a venerare la Vergine dei Monti era in continuo crescendo, ed il Comune di Napoli nel 1621 fece costruire una strada a rampe, di basalto. C'era bisogno però di una chiesa più grande. Il 29 dicembre 1627 cominciò la progettazione della nuova fabbrica affidata ad un certo architetto fratel Giuseppe domenicano della Sanità, ed eseguita da Giuseppe Russo. Il 22 gennaio 1628 il Card. Francesco Buoncompagno, col Capitolo della Cattedrale, pose con grande solennità la prima pietra per la nuova chiesa, secondo il disegno di Fra Giuseppe. Ma i lavori andavano avanti molto lentamente, anche a causa dell'eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, della malattia e della morte del Fondatore, avvenuta il giorno 8 settembre 1633.
Poiché il progetto e l'esecuzione non erano soddisfacenti l'otto gennaio del 1643 il P. G. Tommaso Carmignano commissionò i lavori della chiesa secondo il nuovo progetto del Cavaliere Cosimo Fanzago. Detti lavori terminarono almeno nel rustico, nell'anno 1654.
Nel 1656 una grave pestilenza colpì la città di Napoli decimando la sua popolazione. Anche i Pii Operai prodighi nel soccorso, perirono quasi tutti. Restarono solo cinque superstiti ed inoltre un tremendo terremoto, nel 1688, danneggiò casa e chiesa.
I lavori di ripristino iniziarono immediatamente ma durarono numerosi anni. Solo il 21 ottobre del 1724 con l'approvazione del Cardinale Francesco Pignatelli, Mons. Antonio Sanfelice, Vescovo di Nardò, consacrava solennemente la chiesa assegnando il 20 ottobre giorno di festa della dedicazione. Nel 1732, a causa di un forte terremoto, la struttura della chiesa fu danneggiata gravemente ed i lavori di ripristino, sotto la direzione dell'Ing. Giovan Battista Anaclerio, furono attuati con la spesa di ducati 3166 da parte del Padre Aniello De Rosa.
Nel XVIII secolo, con il passare del tempo, molti locali venivano ristrutturati ed altri aggiunti. Nel periodo napoleonico 1805-1820, con la repubblica napoletana e il regno di Gioacchino Murat, la tempesta si abbatté sul Santuario della Madonna dei Monti.
I Pii Operai furono espulsi, i numerosi doni votivi furono derubati e dispersi, il convento e la chiesa spogliati di tutto. Con l'impresa garibaldina e l'unità d'Italia furono disciolte le corporazioni religiose; il demanio s'impadronì anche di S. Maria dei Monti, cedendo poi il convento al comando militare di Napoli che lo destinò a dimora degli ufficiali a riposo e alle vedove dei militari. Di fronte alla profanazione, agli scandali e all'avvilimento in cui fu ridotto il complesso di S. Maria dei Monti si inorridisce. Dispersi i sacri arredi, derubati i libri della biblioteca e i documenti di archivio, i mobili scassinati, il refettorio trasformato in sala da ballo. Il Cardinale Sisto Riario Sforza pose l'interdetto alla chiesa. Il governo scacciò il custode e la casa fu venduta. Non potendo i Pii Operai riprendere possesso della loro casa per la mancanza di soggetti, l'11 marzo 1882 fu comprata da Don Lorenzo Apicella, Don Filippo Smaldone e il Canonico Antonio D'Amelio per farne una casa di sordomuti fino al 1894. Nel 1898 cominciarono i contatti con i Passionisti che insediarono la prima comunità nel gennaio del 1900.
Da allora è diventata la casa madre dei Passionisti della Provincia dell’Addolorata ed ininterrottamente sono stati presenti, in 105 anni i Figli spirituali di San Paolo della Croce.
La chiesa e la casa religiosa hanno subito anche nell’ultimo secolo vari danni, che ne hanno minata l’efficienza e la solidità.
Il 23 luglio del 1923 il disastroso terremoto del Vulture provocò numerosi danni a tutta la struttura. Inoltre, il terremoto del 1980 in Irpinia, che colpì pesantemente anche la città di Napoli e l’intera Regione della Campania, con i suoi ingenti danni ha causato la chiusura della Chiesa per circa due decenni. Essa è stata riaperta nell’anno giubilare dall’attuale arcivescovo di Napoli, il Cardinale Michele Giordano, il 22 maggio 2000.
Da allora, sono riprese le celebrazioni nella Chiesa di Santa Maria ai Monti ed anche i fedeli, provenienti dalla zona e da ogni parte della città e dintorni hanno ripreso a frequentare sistematicamente la Chiesa dei Passionisti, soprattutto durante le solennità e feste più importanti. E’ rimasta al lunedì dopo Pentecoste la Festa in onore della Madonna dei Monti, ancora oggi venerata da molti napoletani, che trovano in questo luogo un ristoro spirituale particolarmente adatto al recupero delle energie interiori per affrontare le prove della vita con maggiore coraggio e soprattutto fede in Dio.


Napoli,
9 maggio 2006

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

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