II Catechesi
di padre Antonio Rungi
su Teleradio Padre Pio. |
Comunicato stampa
Lunedi'
13 marzo
2006, ore 20,00
Sia lodato Gesù Cristo
Carissimi radioascoltatori di Teleradio padre Pio, in questa
seconda puntata della Rubrica "I simboli della Quaresima".
Preparazione alla Pasqua", vogliamo riflettere insieme sul
significato della Pasqua ebraica e del suo stretto rapporto con la
Pasqua cristiana. Cia'² per aiutare la comprensione della Pasqua
nel suo insieme. Le origini della Pesah, Pasqua ebraica,
risalgono, probabilmente, alla festa pastorale che veniva
praticata nel Vicino Oriente dai popoli nomadi per ringraziare
Dio. I festeggiamenti pastorizi erano legati anche alla "festa del
pane non lievitato" – mazzot. Dopo la liberazione del popolo
ebraico, fuggito dall'Egitto guidato da Mose', la Pasqua ebraica
assunse un diverso significo. Mose',
come e' scritto nel dodicesimo capitolo dell'Esodo, programma'² la
fuga del suo popolo. Tutti gli ebrei uccisero un agnello di un
anno, consumarono il pasto in piedi con il bastone, pronti per la
partenza, e segnarono con il sangue dell'animale le porte delle
abitazioni.
Cosi' facendo tutti i primogeniti ebrei si sarebbero salvati
dall'angelo inviato da Dio. Ancora oggi la Pasqua ebraica, che
inizia con il plenilunio di marzo e dura per otto giorni, e'
celebrata seguendo antichi riti. Durante questi otto giorni tutto
gli ebrei ricordano la liberazione dalla schiavitu' del proprio
popolo dalle vessazioni egiziane e l'inizio di un viaggio lungo 40
anni alla volta della terra promessa. La celebrazione della Pasqua
coinvolge tutti i familiari con la lettura dell'Haggada' –
libro della leggenda. In questo periodo, inoltre, sono banditi i
cibi lievitati e per questo si mangia esclusivamente il pane
azzimo. La tavola, durante la festa, e' ricca di cibi simbolici:
le erbe amare che ricordano la sofferenza del popolo ebraico, il
pane azzimo, l'agnello arrostito intero, le erbe rosse, un uovo
che simboleggia il lutto e la salsa charoseth, usata dagli schiavi
ebrei in Egitto. Precisiamo meglio il termine Pasqua. La parola
"pasqua" (pascha in greco e latino) e' una traslitterazione
dell'aramaico pasha che corrisponde all'ebraico pesah.
L'etimologia di questa parola ebraica e' incerta, ma pare che il
suo significato fondamentale sia "passare oltre". E approfondiamo
questo aspetto della Pasqua ebraica e cristiana che significa
passare oltre. Passare dalla schiavitu' alla liberta' , dalla
morte alla vita e dal peccato alla grazia. Tra pasqua giudaica e
pasqua cristiana esiste una continuita' ed una discontinuita' .
Un primo legame con la Pasqua cristiana e' di ordine storico, in
quanto gli eventi che i cristiani da subito avvertirono come
decisivi per la loro fede, ovvero la passione morte risurrezione
di Gesu', si situarono nel quadro della celebrazione della "Pasqua
dei giudei" (come la chiama l'evangelista Giovanni) di un anno
'che pote' essere il 29 d.C. Ma naturalmente questo legame
puramente esteriore non e' sufficiente a giustificare l'importanza
assunta dalla Pasqua nella chiesa antica. La Pasqua cristiana, che
pure vediamo spuntare prestissimo e' quella della Domenica, ovvero
il "giorno del Signore" (Ap 1, 10), giorno della risurrezione di
Cristo, perno gia' in eta' apostolica di una "liturgia"
settimanale dei cristiani che si configura come banchetto
eucaristico con il risorto. Quanto alla struttura liturgica,
l'antica celebrazione della Pasqua cristiana, con la relativa
veglia, si spiega mediante la prassi biblico-giudaica della
Pasqua, come "notte di veglia per il Signore" (Es 12, 42). Questa
sara' una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli
Israeliti, di generazione in generazione". In questa notte secondo
Es 12, 42 c'e' una sequenza di quattro eventi cardine: e' la notte
della creazione, quella del sacrificio di Isacco, quella appunto
della liberazione dall'Egitto e quella futura dell'avvento
messianico.
Nelle letture bibliche della Veglia pasquale, che oggi celebriamo,
si e' conservata questa struttura storico-salvifica racchiusa tra
creazione ed escatologia. In particolare essa mantiene il
carattere fortemente dinamico della soteriologia dell'Esodo,
fondata sul passaggio da una situazione di perdizione a una di
salvezza. Circa la discontinuita' tra Pasqua giudaica e Pasqua
cristiana – essa sta nella liberazione dell'umanita' dalla
condizione di peccato, che viene portata a compimento con la morte
e risurrezione di Gesu' Cristo, Figlio di Dio. Qui troviamo le
ragioni piu' profonde delle differenze che intercorrono tra la
prima e la seconda Pasqua. La prima e' tipologia e preparazione;
la seconda e' attuazione e compimento. Tutto questo significa che
la Pasqua giudaica perde consistenza e assume significato solo in
rapporto a Cristo. Lo evidenzia in modo chiaro l'Apostolo Paolo,
quando afferma: "Cristo, nostra Pasqua e' stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio ne' con
lievito di malizia e di perversita' , ma con azzimi di sincerita'
e di veri'ta' " (1 Cor 5, 7-8) Anche gli elementi rituali tipici
della Pasqua ebraica di Es 12 assumono un significato nuovo e sono
trasferiti a Cristo, che e' il vero "agnello pasquale" immolato
per la salvezza dell'umanita' . Il sangue dell'agnello per gli
Ebrei valse la loro salvezza dal flagello di sterminio" con cui
Dio colpi' l'Egitto (Es 12, 7-13). Il sangue di Cristo versato
sulla croce per noi, vale la nostra definitiva liberazione dalla
schiavitu' del peccato. Il Vangelo di Giovanni legge la morte di
Cristo in croce (il giorno di Pasqua, nell'ora in cui nel tempio i
sacerdoti uccidevano gli agnelli) come immolazione dell'agnello
pasquale, al quale "non sara' spezzato alcun osso" (Es 12, 46,
citato in Gv 19, 36). Per Giovanni, dunque, Cristo stesso e'
l'agnello pasquale immolato, cui non viene "spezzato alcun osso":
questa prospettiva diviene il motivo guida della primitiva
teologia pasquale: "Al posto dell'agnello, il Figlio di Dio".
Nella prospettiva dei Sinottici, invece, la risignificazione
dell'immolazione pasquale avviene a livello rituale, nel cenacolo,
ma ha come centro la morte redentrice di Cristo: "Questo e' il mio
corpo dato per voi: fate questo in memoria di me" (Lc. 22,19). La
chiesa antica ha mantenuto un filone che collega la notte di
Pasqua con la Pasqua-eucaristia dell'Ultima Cena. Prepararsi alla
Pasqua significa
assumere anche questi significati teologici e spirituali. E con
questo invito vi saluto e vi do appuntamento a lunedi' prossimo
alla stessa ora.
Sia Lodato Gesù Cristo
Napoli, 13 marzo 2006
L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti
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