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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it


 

Rispettare la vita è un dovere di tutti
di Antonio Rungi.


Comunicato stampa
Venerdi'
4 febbraio 2006, ore 11
,30


“Rispettare la vita” è questo il tema del messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della Cei per la 28ª Giornata per la vita, che si celebra oggi 5 febbraio 2006. Testo di riferimento biblico è il prologo del Vangelo di Giovanni, su cui poi si sviluppa la riflessione e si danno concrete indicazioni per rispettare la vita oggi: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1.4).
La Vita precede il creato e l’uomo: l’uomo – e con lui ogni realtà vivente – è reso partecipe della vita per un gesto di amore libero e gratuito di Dio. Ogni uomo è riflesso del Verbo di Dio. La vita è perciò un bene “indisponibile”; l’uomo lo riceve, non lo inventa; lo accoglie come dono da custodire e da far crescere, attuando il disegno di Colui che lo ha chiamato alla vita; non può manipolarlo come fosse sua proprietà esclusiva. La vita umana viene prima di tutte le istituzioni: lo Stato, le maggioranze, le strutture sociali e politiche; precede anche la scienza con le sue acquisizioni. La persona realizza se stessa quando riconosce la dignità della vita e le resta fedele, come valore primario rispetto a tutti i beni dell’esistenza, che conserva la sua preziosità anche di fronte ai momenti di dolore e di fatica. Chi non vuole essere libero e felice e non fa tutto il possibile per realizzare questa sua massima aspirazione? Ognuno ha racchiusa nel segreto del suo cuore la propria strada verso la libertà e la felicità. Ma per tutti vale una condizione: il rispetto della vita. Nessuno potrà conquistare libertà e felicità oltraggiando la vita, sfidandola impunemente, disprezzandola, sopprimendola, scegliendo la via della morte.
Questo vale per tutti, ma in modo speciale per i giovani, tra cui non manca chi sembra ricercare la libertà e la felicità con espressioni esasperate o estreme. L’uso pervasivo delle droghe, che in taluni ambienti sono così diffuse da essere considerate cose normali; l’assunzione di stimolanti nella pratica sportiva; le ubriacature e le sfide in auto o in moto e altri comportamenti analoghi non sono semplicemente gesti di sprezzo della morte, un gioco tanto infantile quanto incosciente. No, essi dicono soprattutto indifferenza per la vita e i suoi valori; scarso amore per se stessi e per gli altri.
Una società che tollera una simile deriva e non si interroga sulle cause e sui rimedi, o che la considera una malattia passeggera da prendere alla leggera, da cui si “guarisce” crescendo, non si rende conto della reale posta in gioco: chi da giovane non rispetta la vita, propria e altrui, difficilmente la rispetterà da adulto. È nostro dovere, perciò, aiutare quei giovani che si trovano in particolare disagio e difficoltà a ritrovare la speranza e l’amore alla vita, a guardare con fiducia e serenità a progetti di matrimonio e famiglia, a servire la cultura della vita e non quella della morte.
Un fattore importante che incide sulla vitalità e sul futuro della nostra società, ma tuttora trascurato, è sicuramente oggi quello demografico: sono molti i coniugi, infatti, che hanno meno figli di quanti ne vorrebbero. Ma, oltre alla mancanza di politiche organiche a sostegno della natalità, resta grave nel nostro Paese il problema della soppressione diretta di vite innocenti tramite l’aborto, dietro al quale spesso ci sono gravi drammi umani ma a cui, a volte, si ricorre con leggerezza. Vanno valorizzati quegli aspetti della stessa legge 194, che si pongono sul versante della tutela della maternità e dell’aiuto alle donne che si trovano in difficoltà di fronte ad una gravidanza. Davanti alla piaga dell’aborto tutti siamo chiamati a fare ogni sforzo per aiutare le donne ad accogliere la vita.
Il rispetto della vita, infatti, comincia dalla tutela della vita di chi è più debole e indifeso. Nessuno può dirsi padrone e signore assoluto della vita propria, a maggior ragione di quella altrui. Rispettare la vita, in questo contesto, significa anche fare tutto il possibile per salvarla. Quando pensiamo a un nascituro, vogliamo, perciò, pensare a un essere umano che ha il diritto, come ogni altro essere umano, a vivere e a ricercare la libertà e la felicità.
Basta riportare i dati ufficiali a livello mondiale della pratica dell’aborto per capire il dramma che questa umanità sta vivendo tra il silenzio generale, la tolleranza e l’indifferenza dei più: ogni anno 49 milioni di aborti; ogni giorno 126.027,40; ogni ora 5.251,14; ogni minuto 87,52; ogni secondo 1,46. Fermare questa strage degli innocenti è doveri di tutti e non solo dei credenti.
Rispettare la vita significa, ancora, mettere al primo posto la persona. La persona governa la tecnica, e non viceversa; la persona, e non la ricerca o il profitto, è il fine. Chiedere l’abolizione di regole e limitazioni che tutelano la vita fin dal concepimento in nome della libertà e della felicità è un tragico inganno, che produce al contrario la schiavitù e l’infelicità di chi lascia che a costruire il futuro siano da un lato i propri desideri soggettivi, dall’altro una tecnica fine a se stessa e sganciata da ogni riferimento etico. Occorre continuare un capillare e diffuso lavoro di informazione e sensibilizzazione per aiutare tutti a comprendere meglio il valore della vita, le potenzialità e i limiti della scienza, il dovere sociale di difendere ogni vita dal concepimento fino al suo termine naturale.
Se nel cuore cerchi la libertà e aspiri alla felicità, rispetta la vita, sempre e a ogni costo.
E solo per fissare l’attenzione su alcuni aspetti della giornata di domani, che è ho stilato il seguente decalogo della vita per i giovani del nostro tempo. Un modo per sintetizzare il pensiero su alcune questioni accennate nel messaggio dell’Episcopato italiano.
1. Rispetta la vita soprattutto se sei giovani ed in salute fisica
2. Non usare droghe di alcun genere.
3. Non assumere sostanze stimolanti nella pratica sportiva.
4. Non ubriacarti con vino, birra e bevande alcoliche ed inebrianti di ogni genere.
5. Non fare sfide con auto e moto per dimostrare che sei bravo e vali tanto.
6. Non abusare in cibi e alimenti che sono rischiosi per la salute.
7. Non fare diete senza controllo medico ed con i dovuti accorgimenti.
8. Non contrarre malattie per uso distorto della sessualità.
9. Non abusare negli sforzi fisici e nelle prestazioni lavorative e sportive.
10. Non pensare che resterai giovane in eterno, ma preparati ad invecchiare bene.
 

 

Napoli, 4 Febbraio 2006

P. Antonio Rungi C.P- Superiore provinciale

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