Lettera circolare
del Superiore provinciale Antonio Rungi.
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Comunicato
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Venerdì
6 gennaio 2006, ore 18,15
Carissimi Confratelli
1. A conclusione delle feste natalizie con la ripresa delle attività ordinarie, ritorno a voi con la presente Lettera circolare, per prepararci al prossimo Capitolo provinciale. Con la grazia di Dio stiamo approdando, lentamente e serenamente, a questo nuovo appuntamento della storia della nostra Provincia, con la convinzione che esso potrà indicare la strada futura della Provincia nel contesto del cammino della Congregazione dei Passionisti. Il Capitolo provinciale si celebrerà dopo il Capitolo generale. Motivo in più per preparare questo appuntamento quadriennale con uno spirito diverso e con la voglia sincera di camminare insieme.
2. Preparare significa individuare soggetti e responsabili che siano in grado di continuare il discorso sulla ristrutturazione della Congregazione ormai avviata e dal quale non possiamo esimerci. La strada da percorrere è ormai indicata a livello generale. La conclusione della ristrutturazione che si completerà con il Capitolo generale del 2012 non è molto lontana. Una prima significativa tappa sarà il prossimo Capitolo generale dell’ottobre 2006. Tra le tante cose che dovranno essere ristrutturate c’è l’apostolato della Congregazione. La presente Lettera Circolare è dedicata appunto a questa tematica nella speranza di dare un contributo personale alla discussione in atto e di stimolare la riflessione dei singoli religiosi e delle comunità locali anche su questo argomento di fondamentale importanza per la sopravvivenza e la vitalità della Congregazione nell’Italia meridionale.
3. Propongo alla vostra attenzione alcuni testi biblici di riferimento per un’appropriata riflessione sul tema che mi auguro si possa fare con serietà nelle nostre comunità, come pure a livello individuale. Il primo è tratto dal Profeta Isaia, un testo noto e frequentemente citato: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio". Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore in Sion” (Is. 52,7-8).
Dal testo del Vangelo di Matteo traggo il brano della scelta dei Dodici Apostoli e delle norme per ben evangelizzare: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi”. (Cfr. Mt. 10,1-42). Sempre dal Vangelo di Matteo, cito il passo dell'invio dei discepoli. "Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato….Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano" (Mt. 16,15-20).
4. Dal Vangelo di Luca, vi propongo il testo dell'invio degli 72 discepoli: "Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". E dalla Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo Apostolo cogliamo l'appello a porre al centro della nostra predicazione il Cristo Crocifisso. In fondo qui troviamo espresso il carisma della vita e dell'apostolato del nostro Fondatore e della nostra Congregazione: "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio…E’ piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor. 1,18-31).
Testi tutti significativi per capire la finalità della predicazione, per focalizzare i contenuti essenziali dell’annuncio, per apprendere le metodologie del perenne impegno missionario dei singoli credenti e della Chiesa, in cui una parte rilevante, in questo campo, hanno proprio gli istituti missionari come il nostro.
5. In questi tre anni del mio servizio alla Provincia ho conosciuto più da vicino il mondo del nostro specifico apostolato locale e provinciale, e quello più in generale della nostra Congregazione. Nel novembre-dicembre scorso ho predicato la missione popolare, insieme ad altri due confratelli della Curia provinciale, P.Pierluigi Mirra e P.Antonio Mannara, a Roccasecca (Fr), città natia di San Tommaso d’Aquino. Da tale esperienza sono tornato con la profonda convinzione che tale forma di apostolato ha ancora una sua validità e sicura incidenza nella vita delle comunità parrocchiali ed ecclesiali. Certo, la missione rispetto al passato è cambiata molto e nuove metodologie vanno sperimentate per renderla sempre più interessante e coinvolgente, Di sicuro non si può sopprimere questa forma di evangelizzazione, tipica della nostra Congregazione, soprattutto oggi, in un tempo in cui maggiormente è richiesto il primo annuncio; al contrario, essa necessita di un potenziamento e di un convinto rilancio, mediante la disponibilità di tutti a simile apostolato.
6. Nella nostra Provincia persiste in diversi religiosi la vera ansia missionaria ed il sincero impegno individuale e comunitario di portare l’annuncio di Cristo ai fratelli e alle sorelle del nostro tempo, segnati da tante sofferenze. Lo zelo missionario si manifesta nelle missioni popolari, nella predicazione itinerante, nella guida delle parrocchie, nella predicazione degli esercizi spirituali, nella direzione spirituale, nei movimenti, nell’insegnamento, nell’assistenza spirituale agli istituti di vita consacrata, nella responsabilità diretta dei Santuari e delle case di esercizi spirituali, nella comunicazione sociale. Tutti i religiosi a vario titolo si sentono, giustamente, missionari, anche se qualcuno vive di più questo aspetto della propria consacrazione al Signore. Infatti, alcuni non si lasciano coinvolgere più di tanto, pur essendoci tante richieste di predicazione, soprattutto in alcune zone del territorio della nostra Provincia.
7. Devo ammettere che nuove e significative esperienze in questo campo non sono state avviate né appoggiate dalla comunità provinciale. Alcune richieste delle Chiese locali di sperimentare forme di missioni permanenti, o parrocchie missionarie ad tempus, sono state bocciate dalla Provincia, in considerazione del calo delle vocazioni e della questione del ridimensionamento delle case e delle attività. Il nuovo fa paura e si preferiscono impegni stabili e duraturi, oltre che localizzati e personalizzati. La missione la si svolge, al massimo, intorno alle nostre case religiose e a livello personale. C’è scarsa condivisione delle esperienze e limitata informazione sull’operato di ciascuno nei vari campi dell’apostolato. Tutto sembra privatizzato e lo stesso impegno apostolico assunto a nome e per conto dell’Istituto diventa un fatto esclusivo del singolo religioso o a limite di quella determinata comunità. Gli stessi conventi invece di essere luoghi di incontro per la promozione spirituale e culturale, luoghi di condivisione e di solidarietà, luoghi di accoglienza e preghiera, stanno diventando progressivamente strutture chiuse al sacro, al sociale ed al territorio, svolgendo di fatto il solo ruolo della conservazione della memoria storica della nostra presenza in loco. In tal modo, rischiano, di fatto, di divenire isole apparentemente felici nel loro totale isolamento, senza più incidenza nella Chiesa e nella società locali. Veri musei di conservazione alla memoria senza vitalità e apertura al futuro.
8. La prima ristrutturazione dell’apostolato parte dalle persone dei religiosi. Non sono le varie strutture conventuali, per quanto efficienti e funzionali a fare apostolato, bensì i religiosi che sentono forte l’appello alla nuova evangelizzazione e si fanno carico della predicazione del Vangelo della Passione ai vicini e ai lontani delle nostre abituali dimore. C’è intorno ai nostri Conventi e lontano da essi tanto bisogno di conoscere Dio da parte della gente, che i religiosi non dovrebbero mai stancarsi di predicare il Vangelo a tutte le genti. Oggi, poi, ci sono possibilità straordinarie, rispetto al passato, di evangelizzare anche stando seduti davanti ad un computer o collegati ad Internet. Parola, scritti, musica, canti, mass-media, multimediali, informatica, rete telamatica sono i nuovi areopaghi della predicazione del Vangelo nel mondo odierno. Perché non impegnarsi maggiormente sui vari fronti dell’apostolato moderno?
9. Ci sono religiosi che hanno ottime qualità in vari campi e che potrebbero fare tantissimo per la diffusione del Regno di Dio tra gli uomini del nostro tempo; invece l’impegno missionario è ridotto a pochi momenti e non sempre costanti. Eppure le opportunità sono tante e le richieste di predicazione ed altro sono in crescente aumento nella nostra Provincia. Segno evidente che c’è una forte domanda di sacro, che va interpretata e soddisfatta, per quanto ci riguarda. Oggi sappiamo bene che non esistono né missionari, né conventuali a tempo pieno. Esiste una tipologia di religioso capace di rispondere a tutte le esigenze, con il rischio di non rispondere appieno alle richieste e di essere superficiali in molte attività.
10. Questione seria è quella della formazione di missionari nei vari settori del nostro apostolato. Non c’è una preparazione a monte, anche se a livello generale si sta cercando di aiutare i futuri passionisti con una formazione alla specificità del nostro Istituto, che è quella missionaria, mediante esperienze in vari campi di apostolato. Sta venendo meno una cultura missionaria specializzata ed una prassi missionaria tipicamente passionista. Una volta i Passionisti erano riconosciuti immediatamente da come vestivano, agivano e predicavano. Oggi c’è una massificazione anche nell’ambito della vita consacrata. Di conseguenza la preparazione è generalista, buona per tutte le stagioni e per tutti i contesti pastorali. Così, è sempre più facile diventare missionari o altro dall’oggi al domani, senza avere neppure quella preparazione remota o prossima per svolgere adeguatamente e seriamente il proprio compito.
11. Pur avendo da decenni parrocchie, non veniamo formati ad essere parroci. Pur avendo richieste di missioni popolari, sono pochi che hanno a cuore questo apostolato. C’è tanta necessità di sacerdoti-confessori e sono pochi quelli che si dedicano a questo delicato ed importante ministero. Siamo usciti completamente dall’insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole statali e dall’insegnamento delle altre discipline teologiche ed umanistiche e ciò non ci aiuta a crescere nella qualità del servizio apostolico, sia mediante la nostra presenza nelle Chiese locali e sia nelle istituzioni culturali e sociali. Nel campo della direzione spirituale e degli esercizi spirituali si contano sulle dita della mano coloro che sono impegnati in questo campo. Nel settore della comunicazione sociale, tranne pochi volenterosi e generosi c’è il disinteresse e l’indifferenza. Dobbiamo interrogarci seriamente sul perché della perdita dello zelo apostolico che hanno segnato la vita di tanti religiosi della nostra Provincia e della nostra Congregazione.
12. Grande esempio di zelo missionario, apostolico e sacerdotale fu padre Fortunato Maria De Gruttis, di cui celebriamo il Primo Centenario della sua Morte, avvenuta nel Ritiro di Falvaterra il 28 dicembre del 1905. Come catechista nelle missioni e soprattutto come confessore, in 36 anni di ministero della riconciliazione garantito ininterrottamente alle popolazioni della nostra Provincia, padre Fortunato ci ha lasciato una testimonianza di vita religiosa e sacerdotale, dalla quale possiamo e dobbiamo attingere la forza ed il coraggio per rilanciare il nostro impegno apostolico in tutti i campi e soprattutto nel ministero della riconciliazione. Per cui, propongo che nei consigli di famiglia si stabilisca, nell’orario comunitario, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico, un tempo congruo (due-tre ore giornaliere) da destinare al ministero della confessione nelle nostre chiese e conventi, con la indicazione del religioso che dovrà assicurare tale servizio. Sarà cura dei superiori e/o parroci di affiggere al di fuori delle nostre chiese tale orario per le confessioni, compatibilmente con l’ambiente locale, tenendo aperte le nostre chiese durante tale orario con la presenza nel confessionale del sacerdote di turno.
13. Affido queste mie considerazioni alla vostra attenzione, all’inizio del nuovo Anno del Signore 2006, nel giorno solenne dell’Epifania, in cui Cristo si rivela a tutti i popoli. Egli che è l’unico e vero missionario del Padre, ci indichi la strada più giusta, in questo momento della storia della nostra Provincia e della Congregazione della Passione, per essere autentici missionari con la parola e l’esempio ovunque siamo presenti con le nostre molteplici attività apostoliche.
Affido, inoltre, alla potente intercessione della Beata Vergine Maria, la prima missionaria di Gesù Cristo, queste mie riflessioni, ben sapendo di ottenere una positiva risposta da tutti voi a simili interrogativi, che ci interpellano in modo chiaro ed evidente.
Il nostro Fondatore, San Paolo della Croce, che fu zelante missionario del Vangelo della Passione, tutti i Santi, i Beati e Venerabili passionisti facciano riscoprire in noi religiosi della Provincia dell’Addolorata quello stesso anelito missionario, che fu di tanti padri passionisti dei tempi andati, il cui operato è a perenne gloria di Dio e della Chiesa.
Fraternamente in Cristo
Napoli, 6 Gennaio 2006
Solennità dell’Epifania
P. Antonio Rungi
C.P- Superiore provinciale
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