Rinuncia del Papa?
“E’ una questione di coscienza personale"
di
Antonio Rungi
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Comunicato
stampa
Martedì 8
febbraio
2005, ore 11,00
“Una eventuale rinuncia del Papa al suo ufficio è solo questione di coscienza personale”, lo ribadisce il teologo moralista campano, padre Antonio Rungi, superiore provinciale dei Passionisti di Napoli. “E’ esatta –precisa padre Rungi- la lettura che della questione sollevata dalla stampa ne ha fatto ieri il Cardinale Segretario di Stato Vaticano, Angelo Sodano, durante l’inaugurazione della nuova sede dell’Editrice Vaticana. La renuncia è un atto esclusivamente personale del Pontefice. Lui solo può e deve decidere in tal senso, nella sua libertà assoluta, né consigliato o guidato da qualcuno. Il canone 332 §2 è molto esplicito al riguardo:’Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la
accetti. Per cui, a nessuno è lecito pensare, sospettare, far circolare ipotesi di eventuale rinuncia da parte del Papa, anche se è legittimo discutere su una questione del genere, che, tra l’altro è già prevista dal Diritto canonico. La questione della malattia del Papa che avanza con l’avanzare degli anni non deve far pensare sempre ad imminenti dimissioni del Pontefice –afferma il teologo Rungi- che continuamente ribadisce la sua volontà di rimanere saldamente al comando della Chiesa, che guida anche dai luoghi di sofferenza, piuttosto deve essere un motivo di incoraggiamento e sostegno alla sua persona che nella piena libertà di coscienza ha compreso che il Signore lo vuole ancora a tale posto, aggrappandosi sempre più alla Croce che Gesù stesso gli ha consegnato tra le mani”.
Ed un invito del teologo Rungi a quanti sono impegnati nella comunicazione sociale: “Evitate di spettacolarizzare la sofferenza di questo anziano e sofferente Pontefice, che nonostante la sua malattia e la sua continua esposizione in pubblico, presentandosi nella sua debolezza e fragilità fisica, è una testimonianza vivente di coraggio, fedeltà, amore alla Chiesa ed al suo ufficio e non di attaccamento ad una poltrona. Questa, sopratutto oggi, è talmente scomoda, che solo con l’assistenza dello Spirito Santo e una grande disponibilità alla volontà di Dio la si può occupare, anche nella malattia, per il bene della Chiesa e dell’umanità intera. Giovanni Paolo II restando saldamente al comando della Chiesa, come noi vogliamo e ci auguriamo per lunghissimi altri anni, è una garanzia per tutti. Tuttavia, sarebbe opportuno, per una questione di rispetto, discrezionalità, riservatezza, nonostante la risonanza mondiale che ha questo Papa, che la sua immagine sofferente fosse meno esposta in pubblico e che, come nel passato, quando i Pontefici soffrivano, forse molto di più dello stesso attuale Papa, si mantenesse riservato all’interno del Palazzo Apostolico. Oggi, con il diritto di cronaca anche un semplice raffreddore o starnuto del Papa diventa occasione per andare ben al di là di una opportuna informazione per argomentare sempre su rinuncia e dimissioni. Se dovesse arrivare questo momento per l’attuale Pontefice –cosa improbabile- sarà sicuramente lui stesso, come è suo stile dirlo apertamente e trovare l’occasione per farlo nel modo più giusto, data la sua altissima statura morale, spirituale, intellettuale e pastorale. Quel giorno –conclude il teologo Rungi- a mio modesto avviso non arriverà mai e noi ci auguriamo esattamente tutto questo per il bene della Chiesa e dell’umanità, essendo Giovanni Paolo II una personalità di respiro mondiale, che una sua eventuale uscita di scena, prematura e non necessaria al momento, costituirebbe un gravissimo problema per tutti”.
Napoli, 8 febbraio 2005
’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti
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