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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it

Messaggio per la Quaresima 2005
di Antonio Rungi


Comunicato stampa
Venerdì
28 gennaio 2005, ore 08,30


Carissimi Confratelli!

1. Come ho avuto modo di comunicarvi ripetutamente, sento il dovere di accompagnare il cammino della Provincia dell’Addolorata in questo anno dedicato all’Eucaristia, con interventi sistematici, che hanno attinenza con il momento che viviamo. 
In questo mese di febbraio 2005, è mio desiderio di proporre alla vostra attenzione, riflessione e meditazione quanto scrive il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nel suo messaggio per la Quaresima 2005, che inizia, Mercoledì delle Ceneri, 9 febbraio 2005 e che terminerà con la Settimana Santa. "E' Lui la tua vita e la tua longevità". E’ questo il tema che il Papa ha scelto per questo lungo periodo di preghiera, penitenza e carità che ci accompagnerà fino a Pasqua. Un’espressione tratta dal Libro del Deuteronomio, che il Santo Padre considera significativa per la realtà ecclesiale in generale e per la vita consacrata in particolare. “Giungere all'età matura, nella visione biblica, è segno di benedicente benevolenza dell'Altissimo. La longevità appare così uno speciale dono divino”. 

2. In una Provincia come la nostra, ove la presenza dei religiosi anziani è davvero numericamente rilevante è un aiuto spirituale di grande portata quello che il Papa ci affida con il Messaggio quaresimale di quest’anno. “Su questo tema –scrive il Sommo Pontefice- vorrei invitare a riflettere durante la Quaresima per approfondire la consapevolezza del ruolo che gli anziani sono chiamati a svolgere nella società e nella Chiesa, e disporre così l'animo all'amorevole accoglienza che ad essi va sempre riservata”. Parole sante, che ci aiutano ad entrare con maggiore coscienza nei nostri problemi attuali e come rispondere ad essi nella prospettiva della carità e dell’accoglienza.

3. Uno sguardo realistico sul mondo ci fa cogliere la questione della terza età nella sua giusta portata. Il Santo Padre ne sottolinea alcuni aspetti significativi. Egli, infatti, afferma che “nell'odierna società, anche grazie al contributo della scienza e della medicina, si assiste a un allungamento della vita umana e a un conseguente incremento del numero degli anziani. Ciò postula un' attenzione più specifica al mondo della cosiddetta "terza" età, per aiutarne i componenti a vivere appieno le loro potenzialità, ponendola al servizio dell' intera comunità. La cura degli anziani, soprattutto quando attraversano momenti difficili, deve stare a cuore ai fedeli, specialmente nelle Comunità ecclesiali delle società occidentali, ove il problema è particolarmente presente”. Deve stare a cuore anche a tutti i religiosi della nostra Provincia, particolarmente ai giovani, che forse non conoscono neppure i loro confratelli più avanti negli anni, perché hanno vissuto poco o nulla nella loro Provincia o, più semplicemente, perché non hanno avuto modo di sviluppare rapporti umani e fraterni visitando le comunità, ove maggiore è la presenza dei nostri religiosi anziani. 
Penso che più sistematici incontri tra religiosi che si possono muovere facilmente con quelli che sono bloccati, per varie ragioni di salute, nei conventi debbano essere favoriti e promossi a livello provinciale ed intercomunitario mediante il responsabile provinciale del settore, che è il Consultore alla vita comunitaria e spirituale. Gradirei che in questo anno dell’Eucaristia ci fosse una “convention provinciale della terza età” di tutti i religiosi della Provincia dell’Addolorata, che sono in età pensionabile, ovvero dai 65 anni in su, in una nostra casa, che risulta essere più adatta tra le tante che abbiamo. Tempo propizio potrebbe essere il periodo primaverile o estivo. Un incontro di una sola giornata aperto, comunque, a tutti i confratelli della Provincia, da vivere in un clima di vera comunione e condivisione tra varie generazioni di Passionisti della prima e dell’ultima ora.

4. Se il discorso della terza età interessa quanti nella società, nella Chiesa e nella Congregazione sono a contatto quotidiano con gli anziani, questo interessa pure noi della Provincia dell’Addolorata, che si configura sempre più come una Provincia prevalentemente di persone anziane. Basta vedere le informazioni aggiornate nell’ultimo catalogo provinciale. Sono 41 su 80 i religiosi che compiono quest’anno i 65 anni o già sono al di sopra di essi in termini più o meno consistenti e che vivono nei conventi della Provincia. Buon segno quello della longevità, ma che a man mano che avanzano gli anni ed insorgono le malattie porrà sempre più problemi di assistenza, di solitudine, di organizzazione delle comunità, della concreta possibilità di svolgere una vita comunitaria gratificante e rassicurante per tutti. E ciò in considerazione della molteplicità degli impegni che assorbono i religiosi meno anziani o più giovani, che, peraltro, non godono sempre di ottima salute, e che, in diversi casi, sono più sofferenti degli stessi anziani. La ristrutturazione di cui ha parlato il recente Sinodo generale della Congregazione ha considerato anche questi aspetti non secondari dell’attuale storia della famiglia passionista di tutto il Mondo, del Vecchio Continente e dell’Italia in particolare. Ben altra situazione si registra in altre parti della nostra Congregazione, compresa quella del nostro Vicariato brasiliano, dove il discorso dei religiosi anziani per ora non si pone.

5. Corre l’obbligo per tutti e specialmente per noi che abbiamo professato i consigli evangelici, fondandoli sulla speciale consacrazione alla Passione del Signore, di rispettare e promuovere la vita, dal suo inizio sino al suo naturale tramonto. Il comandamento di non uccidere, e non solo in senso fisico, “è un comando –scrive Giovanni Paolo II- che vale pure in presenza di malattie, e quando l'indebolimento delle forze riduce l'essere umano nelle sue capacità di autonomia. Se l'invecchiamento, con i suoi inevitabili condizionamenti, viene accolto serenamente nella luce della fede, può diventare occasione preziosa per meglio comprendere il mistero della Croce, che dà senso pieno all'umana esistenza. L'anziano ha bisogno di essere compreso ed aiutato in questa prospettiva”. Mi auguro che i nostri religiosi della terza età riflettano serenamente su quanto scrive il Papa, lui che per primo porta sulla sua pelle il segno evidente della sofferenza. La sua lezione di coraggio e fortezza d’animo di andare avanti contro ogni speranza sia di incoraggiamento ai nostri religiosi anziani, che spesso sono insofferenti, scontenti, critici, scettici, dubbiosi, o ancora convinti di essere insostituibili in tanti ruoli, uffici e servizi. In tal modo non aiutano a preparare il futuro per la nostra amata Provincia e per la Congregazione dei Passionisti. Dovrebbero, invece, riconsiderare il loro ruolo e contribuire al bene della famiglia religiosa con la santità, la sapienza, la prudenza, l’equilibrio, il distacco dalle cose e dai beni, l’umiltà e la bontà, la tenerezza, la generosità e la disponibilità verso i religiosi meno anziani o giovani, soprattutto se occupano posti di responsabilità e si sacrificano per il bene delle comunità locali o della comunità provinciale. 

6. Da tempo si sta discutendo e parlando di un’eventuale struttura conventuale da attrezzare per gli anziani con tutti i confort, l’assistenza, il personale adatto ed i supporti necessari. Ma tale progetto nella nostra Provincia non è mai decollato, né c’è una vera cultura, oltreché una vera esigenza del genere al momento presente. Tuttavia, bisogna pensare all’immediato futuro. Alcuni conventi di nostra proprietà, come ad esempio Airola e Sora, si presterebbero bene per tale necessità, attrezzandoli meglio al riguardo. D’altra parte, data la nostra particolare affezione che ci fa legare sempre di più a stanze, conventi, luoghi, comodità e genti, ogni ipotesi del genere, anche se è opportuno e necessario farla, rischia di essere bloccata sul nascere. Eppure in vari conventi necessitano aiuti specifici per assicurare quella dovuta ed umana assistenza ai nostri religiosi anziani, soprattutto inabili, che richiedono vigilanza continua e pazienza infinita. Voglio fare mie le parole del Santo Padre in questa Quaresima 2005: “Desidero qui esprimere il mio apprezzamento a quanti si adoperano per venire incontro a queste esigenze ed esorto anche altri volenterosi a voler profittare della Quaresima per recare anche il loro personale contributo. Ciò consentirà a tanti anziani di non sentirsi un peso per la comunità e talora perfino per le proprie famiglie (ndr. religiose), in una situazione di solitudine che li espone alla tentazione della chiusura e dello scoraggiamento” e sempre più frequentemente al desiderio di morire presto per non essere di peso a nessuno. 

7. Ritengo importante, anche in seguito ad una maggiore conoscenza della situazione acquisita dalla recente visita pastorale svolta in buona parte della Provincia, di far crescere nella comunità provinciale la consapevolezza che gli anziani costituiscono in ogni caso una risorsa da valorizzare in ragione delle loro condizioni personali. Vanno, pertanto, destinate maggiori somme per le loro esigenze e necessità, compatibili con lo stato di vita consacrata e la povertà dei mezzi attuali, per non farli sentire esclusi dalla vita della comunità, della Provincia, della Congregazione, della Chiesa e della stessa società. Per la verità, negli ultimi decenni la nostra Provincia e Congregazione si è fatta più attenta alle loro esigenze, permettendo loro ciò che è giusto per una vita serena e dignitosa. Questa sensibilità l’ha avvertita e manifestata in modo chiaro ed imprescindibile l’attuale governo della Provincia, conscio, come è, che senza il dovuto rispetto e l’attenta considerazione della terza età, in qualsiasi settore della vita religiosa, non è possibile fare un cammino secondo lo spirito che anima l’Anno eucaristico e soprattutto il carisma passionista.

8. Certo i nostri religiosi anziani possono considerarsi dei “privilegiati” nel senso che hanno maggior tempo disponibile in questa fase della loro umana esistenza. Essi hanno l’opportunità di affrontare interrogativi di fondo che forse erano stati trascurati prima a motivo di interessi stringenti o ritenuti comunque prioritari. “La consapevolezza della vicinanza del traguardo finale –ci ricorda il Santo Padre- induce l'anziano a concentrarsi su quanto è essenziale, dando importanza a quello che l'usura degli anni non distrugge”. Proprio per questa sua condizione l'anziano può svolgere un suo ruolo nella società ed uno più preciso in una comunità religiosa. “Se è vero che l'uomo vive del retaggio di chi lo ha preceduto e il suo futuro dipende in maniera determinante da come gli sono trasmessi i valori della cultura del popolo a cui appartiene, la saggezza e l'esperienza degli anziani possono illuminare il suo cammino sulla strada del progresso verso una forma di civiltà sempre più completa”. Di questo sono stato sempre convinto e ne ho avuto ulteriore conferma in questi due anni di servizio alla Provincia, conclusi il 23 gennaio u.s. 

9. Di fronte ai cambiamenti epocali degli ultimi decenni, che hanno investito anche la vita consacrata, non si possono misconoscere le reali difficoltà di incontro tra precedenti e nuove generazioni di religiosi. Non è facile intessere un dialogo su questioni e problematiche serie. Se qualche tentativo si sta facendo, a vari livelli, questo non produce effetto, né ha risonanza nella vita consacrata e nella stessa quotidianità. Invece, “quanto è importante riscoprire questo reciproco arricchimento tra diverse generazioni! La Quaresima, con il suo forte invito alla conversione e alla solidarietà, ci conduce quest'anno a focalizzare queste importanti tematiche che interessano tutti. Cosa succederebbe se il Popolo di Dio si arrendesse a una certa mentalità corrente che considera quasi inutili questi nostri fratelli e sorelle, quando sono ridotti nelle loro capacità dai disagi dell'età o dalla malattia? Come, invece, sarà diversa la comunità, a partire dalla famiglia, se cercherà di mantenersi sempre aperta e accogliente nei loro confronti!”. Interrogativi che riguardano tutti noi: religiosi giovani, adulti e avanti negli anni. Cosa succederebbe, oggi, alla nostra comunità provinciale, se si escludessero, come qualcuno vorrebbe, dalla nostra organizzazione la presenza dei religiosi delle precedenti generazioni? La Provincia perderebbe molto, in tutti i sensi, e soprattutto perderebbe il volto, che deve sempre conservare, di una comunità basata sull’amore, ove tutti hanno diritto di cittadinanza, di vita e di valorizzazione personale. 

10. Carissimi Confratelli, durante la Quaresima, aiutati dalla Parola di Dio, riflettiamo su quanto sia importante che ogni comunità passionista della nostra Provincia, dedicata dal nostro Fondatore, San Paolo della Croce, alla Madre dei Dolori, “accompagni con amorevole comprensione quanti invecchiano”. Perciò, come rammenta il Santo Padre agli stessi anziani nel suo annuale messaggio per il periodo di preparazione alla Pasqua “occorre abituarsi a pensare con fiducia al mistero della morte, perché l'incontro definitivo con Dio avvenga in un clima di pace interiore, nella consapevolezza che ad accoglierci è Colui "che ci ha tessuto nel seno materno" (cfr Sal 139,13b) e ci ha voluti "a sua immagine e somiglianza" (cfr Gn l, 26). 
Permettetemi di concludere questo mio personale messaggio quaresimale con le stesse parole di Giovanni Paolo II, rivolte alla Madonna: “Maria, nostra guida nell'itinerario quaresimale, conduca tutti i credenti, specialmente gli anziani, a una conoscenza sempre più profonda di Cristo morto e risorto, che è la ragione ultima della nostra esistenza. Lei, la fedele serva del suo divin Figlio, insieme con i Santi Anna e Gioacchino (ndr. con San Paolo della Croce), interceda per ciascuno di noi "adesso e nell' ora della nostra morte". Ma permettetemi ugualmente di richiamare alla vostra attenzione quanto il nostro Fondatore raccomandò a noi in punto di morte nel suo testamento spirituale, che siamo soliti leggere nel giorno della memoria del suo beato transito il 18 ottobre di ogni anno: “Prima di ogni altra cosa vi raccomando assai la carità fraterna... Ecco, fratelli miei dilettissimi, quello che io desidero con tutto l'affetto del povero mio cuore da voi che vi trovate qui presenti come da tutti gli altri che già portano quest'abito di penitenza e lutto in memoria della Passione e morte di Gesù Cristo nostro amabilissimo Redentore, e da tutti quelli che saranno chiamati da Dio a questa povera Congregazione e piccolo gregge di Gesù Cristo”. 
Se partiamo tutti da questa prospettiva della carità fraterna, noi Passionisti di qualsiasi età e condizione di salute avremo un sicuro futuro e con l’aiuto di Dio potremmo sperare in un migliore avvenire, a partire da qualche vocazione, che potrebbe arrivare a noi mediante la testimonianza di santità soprattutto dei nostri religiosi anziani. 
Ecco il mio desiderio più profondo, che in questo periodo forte dell’anno liturgico, come quello quaresimale, elevo al Signore nelle mie umili preghiere ed affido a voi tutti miei Confratelli della Provincia e del Vicariato del Brasile nelle vostre sante orazioni quotidiane, nella speranza che si possa realizzare man mano che ci avviciniamo verso la Pasqua dell’Anno eucaristico, che è anche Anno di “Indulgenza Plenaria”.
Fraternamente in Cristo

Napoli, 28 gennaio 2005

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

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