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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it

Napoli. Uno speciale decalogo sull’amministrazione della giustizia.
di Antonio Rungi


Comunicato stampa
Sabato
15 gennaio 2005, ore 19
,00


In occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, padre Antonio Rungi, teologo moralista, ha scritto “uno speciale decalogo sull’amministrazione della giustizia in Italia e in generale, partendo da una visione del diritto, che attinge il suo significato e la sua funzione in ragione al rispetto della persona e dei ruoli di ciascuno. Si tratta di regole di comportamento –precisa padre Rungi- che riguardano in primo luogo coloro che sono deputati ad amministrare la giustizia, ma anche i cittadini e le altre istituzioni di uno stato democratico e di diritto”. Ecco il testo dello speciale decalogo composta da padre Rungi
“A ciascuno il suo”.
1. Non eserciterai la giustizia per scopi politici o partendo da pregiudizi, ma nella piena autonomia e libertà di coscienza, mosso da una reale conoscenza dei fatti da giudicare.
2. Sarai celere nello svolgere il tuo compito di magistrato o responsabile del settore giudiziario per non diradare i tempi di una sentenza.
3. Rispetterai le persone che vengono sottoposte a giudizio per qualsiasi motivo, fosse anche il più grave ed emetterai le sentenze in ragione ai reati commessi ed accertati con sicurezza.
4. Farai in modo che la pena comminata sia scontata in tutto o solo in parte e che nessuno venga graziato se non ci sono motivi seri, previsti dall’ordinamento giuridico dello Stato.
5. Rispetterai gli altri poteri costituzionali senza interferire con essi, né lasciandoti condizionare da essi, ma basandoti solo sull’osservanza delle leggi.
6. Nel condurre i vari gradi di giudizio non porterai le tue convinzioni sociali, religiose e culturali, né accetterai compromessi, ma rispetterai l’iter processuale previsto .
7. Sarai attento a che la legge sia davvero uguale per tutti, senza fare preferenze verso alcuni, soprattutto se contano ed hanno potere di qualsiasi genere.
8. Sarai attento a ricercare coerentemente e costantemente la verità fino in fondo, soprattutto nelle situazioni dubbiose in cui sono in gioco la libertà, l’onere, e l’immagine delle persone e delle loro condizioni personali e sociali.
9. Non userai forme di coercizione alcuna per estorcere la verità in chi è sottoposto a giudizio, ma farai in modo che la confessione sia spontanea e sincera, per non incorrere in facili errori o dichiarazioni false, perché rese sotto pressione.
10. In tutto il tuo operato, al di là del tuo credo religioso, sappi che renderai anche tu conto del tuo agire ad un giudice superiore. Per cui, non inorgoglirti perché puoi limitare, in tanti modi, la libertà altrui, ma valuta attentamente ogni cosa prima di procedere a decisioni che possono danneggiare irrimediabilmente le persone e la loro reputazione.

Napoli, 15 gennaio 2005


L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passionisti

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