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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it


Vallepietra (Roma)

Vallepietra (Roma). In pellegrinaggio dal Lazio e dall'Abruzzo
al Santuario della Ss.Trinità 


Comunicato stampa
Domenica
6 giugno 2004, ore 18,00


Sono partiti venerdì pomeriggio, a piedi, da ogni parte del Lazio e dell'Abruzzo per raggiungere il celebre santuario della SS.Trinità, nel Comune di Vallepietra. Per oggi, solennità della SS.Trinità saranno diverse migliaia i pellegrini che, dopo un lungo itinerario, giungeranno al celebre luogo di culto, dedicato alla SS.Trinità. Una tradizione che si rinnova da secoli e che rimane intatta anche presso le nuove generazioni dei cristiani del Lazio e dell'Abruzzo, anche se non è facile stabilire il momento dell'origine dell'usanza del pellegrinaggio popolare all'impervio santuario. Le più antiche testimonianze, tuttavia, finora disponibili, consistenti in graffiti del XV secolo, che come i successivi appaiono sulle pareti della chiesa, ci attestano di tale usanza.
I gruppi di pellegrini si chiamano "compagnie". Esse sono precedute da un portatore di stendardo, costituito da un bordone di faggio che sostiene un drappo con l'icona della Trinità. Giunte al santuario nel pomeriggio del sabato, le "compagnie" si predispongono alla veglia notturna, fino alla domenica mattina, quando nelle prime ore viene eseguito il cosiddetto "Pianto delle Zitelle, ovvero la lunga rievocazione cantata della Passione di Gesù. Le "compagnie", poi, aspettando il loro turno, sotto il sole cocente, a volte dopo quattro-cinque ore di coda, entrano nella cappellina cantando e pregando; tutti toccano gli stipiti della porta e si segnano, con grande commozione e devozione. Molti salgono in ginocchio i gradini del santuario per poi scendere dalla parte opposta a ritroso, in segno di rispetto e compiendo una delle tradizioni più antiche. 
Pratiche ancora in uso sono quelle di gettare sassi dai ponti che superano il fiume, per significare il rigetto e la pesantezza del peccato, quella del "comparatico" per la quale più persone, immergendo contemporaneamente le mani nell'acqua, si uniscono in una sorta di amicizia spirituale, con il conseguente reciproco rispetto di solidarietà; altro gesto antico è quello del bacio del piede del capo compagnia ai pellegrini, in prossimità del santuario, in segno di umiltà e gratitudine, per essersi fatti guidare alla "Santissima".
Tutto questo a conferma di una tradizione che sfida i secoli e che si rinnova, con grandi benefici spirituali, ogni anno in modo singolare nella Solennità della Santissima Trinità.
Il piccolo santuario della SS. Trinità, posto a 1337 metri sul livello del mare si trova ai piedi di una immensa ed impressionante parete rocciosa, nel comune di Vallepietra, provincia di Roma, e a soli due chilometri dal confine del Lazio con l'Abruzzo. 
La grotta naturale, situata ai piedi dell'imponente roccia "Tagliata", prima che i Benedettini di Subiaco e i monaci Basiliani dedicassero tale luogo alla SS. Trinità, era un tempietto pagano. I primi documenti che parlano della chiesa della Trinità, sita in "Petra Imperatoris" sono del 1079 e del 1112. 
La cappellina di Sant'Anna fu fatta scavare interamente nella viva roccia dall'abate Mercuri intorno al 1870. 
Le indagini storiche inducono ad ipotizzare un'origine orientale del culto cristiano della SS. Trinità. Del resto, la stessa ispirazione sembra essere alla base di tutto il monachesimo della valle dell'Aniene antecedente l'arrivo di S. Benedetto, che rinnovò completamente i caratteri di religiosità della zona. 
Secondo una prima narrazione, di carattere colto, per scampare alla persecuzione di Nerone, due cristiani ravennati si rifugiarono in una grotta sulla montagna di Vallepietra.
Qui avrebbero ricevuto la visita dei santi Pietro e Giovanni, sbarcati a Francavilla dall'Oriente e diretti a Roma; ai quattro sarebbe apparsa sulla parete della grotta l'immagine della SS. Trinità. 
Ma è più diffusa la leggenda della quale è protagonista un contadino, che avrebbe visto scomparire in un burrone aratro e buoi con i quali stava lavorando. La caduta, però, si sarebbe prodigiosamente fermata davanti all'immagine della Trinità, apparsa sulla parete di una grotta aperta sul fianco della cavità. 
Una volta le pareti del Santuario erano, forse, tutte affrescate. Oggi si ammirano soltanto due gruppi di figure: in quello occidentale la SS. Trinità; in quello orientale la Madonna, ed alcuni santi. 
L'affresco principale, rappresentante la Santissima Trinità con le Tre Persone perfettamente identiche, secondo l'iconografia bizantina, risale al XII secolo. La rappresentazione della SS. Trinità , oltre ad essere la più antica, costituisce il punto centrale di tutte le decorazioni del Santuario: le tre Persone giganteggiano nella parete e sono presentate separatamente. La loro unità è sottolineata dall'unico trono, dall'identico sguardo, dal medesimo abbigliamento e dal medesimo atteggiamento della mano destra, che benedice alla maniera greca unendo il pollice con l'anulare, ed infine dal comune festone di fiori e foglie che circonda le figure. Ai piedi dell'affresco è posta l'iscrizione che esprime l'essenza del Mistero Trinitario: "In queste tre persone crediamo il Signore". 
E nella fede in Dio, Uno e Trino, Uno nella Natura e Trino nelle Persone, che si rinnova questa sana tradizione che laziali e abruzzesi conservano gelosamente da secoli. 
E’ nella fede della Trinità che oggi in ogni Chiesa cattolica si rinnova l’annuale solennità, durante la quale i cristiani saranno invitati a meditare su questo grande mistero della fede e, soprattutto, a viverlo nella quotidianità. E mistero trinitario significa mistero d’amore, di relazione vero, di rispetto, di collaborazione fattiva, di assenza di ogni supremazia e gelosia, ma pari dignità e responsabilità, anche su un piano morale e sociale.

Napoli 6 giugno 2004

L’Addetto Stampa- Curia provinciale- Passio

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