Airola
(Bn). Grande festa in onore di San Pasquale Baylon
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Comunicato
stampa del
Superiore Provinciale, Padre Antonio Rungi
Lunedì
17 maggio
2004, ore 12,00
Grande festa in onore di San Pasquale Baylon, la cui devozione è secolare e conserva ancora il suo antico fascino. Alla grande festa liturgica di domani, 17 maggio, la città di Airola ed in particolare tutti i devoti del Santo si sono preparati con un lungo itinerario spirituale, che i Frati Minori di Airola hanno portato avanti con i centri di ascolto svolti in ogni parte della comunità civile e religiosa della città e, soprattutto, con una novena predicata, durante la quale si sono alternati, nel tessere le lodi del grande santo, i vari Frati Minori della Provincia religiosa Sannito-Irpina. I momenti più significativi da un punto di vista religioso e civile sono collocati, nel programma delle manifestazioni, alla fine di questa settimana.
La devozione in onore di San Pasquale ad Airola parte da lontano e si è mantenuta inalterata nei secoli. Nonostante i cambiamenti epocali, per i cittadini, anche giovani e bambini, il richiamo di questo santo, amante di Gesù Eucaristia è davvero straordinario. La sua prodigiosa statua è tra le più “amate” e venerate nel panorama delle devozioni che resistano al tempo nella città di Airola. Celebre è la processione che con tale statua si fa per l’intera città, portata in spalla da numerosi collatori. E San Pasquale è benefico per la comunità francescana e per il convento. I fedeli donano, infatti, con generosità ogni cosa sia per le esigenze dei frati e sia per la carità. Varie iniziative culturali, umanitarie, devozionali in onore del Santo, tra cui anche omaggi floreali degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. La singolare devozione verso questo santo è attestata in Airola anche da fatti storici e racconti aneddotici. Ogni volta che si è cercato di limitare o ridurre le manifestazioni di culto verso il Santo è stato sempre difficile farlo. A prendere le difese del loro santo patrono sono state quasi sempre le donne. “San Pasquale Baylon, protettore delle donne”, questo motto antico e ricorrente ha di fatto un riscontro storico, localistico e temporale ben preciso. E ad onore di San Pasquale i Frati Minori e la Città di Airola hanno innalzato al grande santo una bellissima chiesa ed un convento, ancora oggi un punto di riferimento spirituale e sociale per l’intera cittadinanza e per la comunità ecclesiale, che nel passato è stato un centro di animazione vocazionale di grande portata. Il Collegio serafico di San Pasquale Baylon di Airola, infatti, ha formato alla scuola di San Francesco d’Assisi numerossimi giovani della Valle Caudina e dell’intero sannio ed avellinese. Ora, purtroppo, come altre realtà del genere, anche il Collegio serafico di Airola è vuoto di aspiranti e probanti, ma vi è presente una fraternità francescana che ancora mantiene viva la devozione non solo a San Pasquale Baylon, ma a tutti i santi dell’Ordine Francescano, congiuntemente ad una grande devozione alla Madonna Immacolata. Ma il culto più sentito, oltre a quello a Gesù Cristo e alla Madonna, sotto vari titoli, è proprio quello in onore di San Pasquale, che qui, in questo centro della Valle Caudina, è il santo più amato e venerato, dopo lo stesso protettore della città, che è San Giorgio Martire. Merito dei religiosi francescani che ne hanno saputo tramandare la devozione da generazione in generazione e merito anche di genitori che a San Pasquale, da sempre, affidono i loro figli, soprattutto quelli più piccoli e in salute precaria o fragili. Un santo molto vicino alla gente e semplice nella sostanza dei fatti che l’hanno portato agli onori degli altari.
Nato il giorno di Pentecoste, il 16 maggio 1540, a Torre Hermosa nel regno spagnolo di Aragona, e morto nei pressi di Valencia, a Villa Real il 17 maggio 1592, giorno i Pentecoste, quest'umile «frate laico» che non si sentì degno di accedere all'ordine sacerdotale, fu davvero «pentecostale », cioè favorito dagli straordinari doni dello Spirito Santo, tra cui il dono della sapienza infusa. Pasquale Baylon, illetterato, trascorse gli anni della vita religiosa svolgendo la modesta mansione di portinaio, ma è considerato addirittura «il teologo» dell'Eucaristia, non solo per le dispute che egli sostenne con i calvinisti di Francia, durante un suo viaggio a Parigi, ma anche per gli scritti che egli ci ha lasciato, una specie di compendio dei maggiori trattati su questo argomento.
Al di là delle dotte dissertazioni, l'Eucaristia fu il centro della sua intensa vita spirituale e meritò di essere proclamato da Papa Leone XIII patrono delle opere eucaristiche, e più tardi patrono dei congressi eucaristici internazionali. I suoi biografi raccontano che durante le esequie, al momento dell'elevazione dell'ostia e del calice, il frate già irrigidito dalla morte riaperse gli occhi per fissare il pane e il vino della mensa eucaristica e rendere l'ultima testimonianza del suo amore al divino sacramento.
I suoi genitori, molto poveri, l'avevano avviato al lavoro in tenera età, mandandolo dietro il gregge di famiglia e più tardi come garzone di un ricco allevatore. Lontano dal consorzio umano e dalla chiesa, trascorreva ore intere in orazione, privandosi del poco cibo per mortificare il proprio corpo, che sovente assoggettava a dolorose flagellazioni. A diciott'anni fece domanda di essere ammesso al convento di S. Maria di Loreto dei francescani riformati alcantarini, ma gli venne opposto un netto rifiuto. Egli rifiutò a sua volta una cospicua eredità offertagli da un ricco allevatore della zona, Martino García.
Infine la fama della sua santità e di alcuni prodigi compiuti gli aprì le porte del convento, dove poté emettere i voti religiosi il 2 febbraio 1564, come «fratello laico», non sentendosi degno di aspirare al sacerdozio.
Mentre pascolava il gregge poco lontano dal convento, prima di esservi ammesso, cadeva in estasi allo scampanellio dell'elevazione. Questo èmpito di devozione eucaristica fu il contrassegno anche della sua vita religiosa, durante la quale accrebbe le mortificazioni inflitte al suo corpo, debilitandolo fino al limite delle capacità di resistenza.
Mori giovane, all'età di cinquantatré anni. Ventisei anni dopo, il 29 ottobre 1618, veniva proclamato beato e nel 1690 santo.
Napoli 17 maggio 2004
Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it
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