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Monastero di 
San Gregorio Armeno

Assemblea ordinaria della Cism Campania. 
Conferenza di monsignor Pelvi 
ai Superiori Maggiori della Campania.


Comunicato stampa del Superiore Provinciale, Padre Antonio Rungi
Mercoledì
28 aprile 2004, ore 15,30


“La vita consacrata nelle Chiese della Campania. Prospettive per il prossimo decennio”, è stato questo il tema dell’Assemblea ordinaria della Conferenza dei Superiori Maggiori della Regione Campania, tenutosi, oggi, 28 aprile, presso il Monastero di San Gregorio Armeno, nel cuore del Centro Storico di Napoli.
Presenti all’assise dei provinciali, circa 20 superiori maggiori della Campania, tra cui il presidente , padre Antonio De Luca, il segretario, padre Gino Bussetti della Cism e padre Antonio Rungi, superiore provinciale dei Passionisti della Campania e Basso Lazio.
A guidare la riflessione dei superiori maggiori e delegati diocesani per la vita consacrata è stato monsignor Vincenzo Pelvi, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli. Una relazione puntuale e circostanziata quella di monsignor Pelvi, nella quale ha fatto riferimento ai testi fondamentali del magistero ecclesiale, quali la Novo Millennio ineunte e Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. A tali documenti si ispirano, ha detto monsignor Pelvi i documenti specifici per la vita consacrata, che sono appunto “Vita consecrata”; “Ripartire da Cristo” e Mutuae Relationes.
Il relatore si è soffermato su una comunicazione viva di Cristo, che è tipica della vita consacrata, sull’orizzonte missionario, sulla nuova evangelizzazione. Particolare attenzione il Vescovo ha posto sulla vita consacrata nel tessuto sociale della chiesa locale, facendo risaltare la reciprocità dei doni, il ministero di comunione e il carisma di comunione e soffermandosi in modo speciale sul ministero del vescovo verso la vita consacrata. “Il Vescovo, nell’esercizio del suo ministero –ha detto monsignor Pelvi- non deve semplicemente utilizzare la vita consacrata, ma deve accogliere, orientare e valorizzare quanto lo Spirito ha fatto sorgere nella sua porzione di popolo di Dio; dall’altra, la vita consacrata riconosce ed ama la chiesa e pertanto deve sentire la vita delle diocesi e le indicazioni dei pastori come inerenti alla propria vocazione”.
Scendendo nel particolare, monsignor Pelvi ha parlato di fedeltà al carisma, di fedeltà alla missione, di creatività nelle tensioni, del ridimensionamento delle attività e delle presenze dei religiosi nella diocesi. E, a tal proposito, il Vescovo Pelvi ha sottolineato l’importanza di non privare nessuna diocesi della presenza dei religiosi, anche se il ridimensionamento significherebbe rinunciare ad attività e pluralità. “Anche un semplice fraticello nel convento, come quelli che si vedevano una volta può testimoniare un amore grande al Signore e alla chiesa. Certo la vita consacrata si propone come modello agli altri per quella carità ed amore vicendevole che deve circolare tra i religiosi. Se i religiosi non si amano tra loro che senso ha la vita consacrata? 
Accenni importanti sono stati fatti circa la riorganizzazione delle comunità e degli istituti, la pluralità di presenze culturali all’interno delle comunità, con l’arrivo di religiosi da altri continenti, con tutte le nuove sfide che esso comporta.
Al di là di questi aspetti, monsignor Pelvi, calando il discorso a livello di Chiese locali della Regione Campania ha ribadito l’importanza e l’essenzialità della presenza dei religiosi in ciascuna di essa, anche se ogni vescovo si regola a secondo il proprio progetto pastorale circa i religiosi. Tuttavia i religiosi devono essere testimoni e profeti del primato assoluto di Dio; testimoni di vita fraterna e di comunione. “Le diocesi devono trovare nella testimonianza dei consacrati e nelle loro comunità, segni e luoghi di preghiera, vere e proprie scuole di comunione.
Anche circa la pastorale delle vocazioni, si fa urgente una nuova e diversa collaborazione tra diocesi e istituti di vita consacrata maschili e femminili. “Da una parte il Vescovo è chiamato ad apprezzare la vita consacrata, sostenendone anche l’incremento vocazionale; dall’altra, i consacrati sono chiamati a conoscere, stimare e promuovere le vocazioni al ministero sacerdotale e tutte le altre vocazioni nel popolo di Dio. La preghiera ed la collaborazione vicendevole, la testimonianza e il clima di comunione tra le diverse componenti della Chiesa sono il miglior terreno per la nascita e crescita dei doni dello Spirito”.
Per raggiungere tali obiettivi è necessario andare verso progetti di formazione permanente, che “chiama in gioco l’intelligenza, la libertà, la coscienza e l’importanza decisiva della cura del consacrato. Certo non è facile coniugare l’attitudine all’auto-formazione con la disponibilità a collaborare. Ma sta qui il segreto di un’esistenza ministeriale e carismatica come via originale alla santità. Il vero consacrato –ha concluso monsignor Vicenzo Pelvi- è sempre un discepolo del Signore, che rimane tale, e impara ogni giorno ad essere ascoltatore obbediente del Signore, anche diventando parte di un popolo segnato dagli innumerevoli doni di Dio”. Ed un riferimento alla Campania che “appare oggi frenata nel suo sviluppo da molteplici situazioni, influssi e dinamismi negativi, interni ed esterni, di ordine sociale ed economico, culturale e morale. Porta con sé, però, la sua forte ricchezza umana, la freschezza di spirito e la linfa di innumerevoli figure da esplorare e significative per la vita cristiana. A mio parere la vita consacrata sta vivendo una stagione feconda di generoso impegno nelle Chiese della Campania. Siamo parte di un’opera comune, che si muove in favore della vita del mondo, al quale siamo inviati, come seminatori del Vangelo e coltivatori pazienti di nuove ragioni di speranza”. 

Napoli 28 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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