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Padre Antonio Rungi
Superiore Provinciale
antonio.rungi@tin.it

 

E’ nella verità che si costruisce 
l’amore tra tutti gli uomini


Riflessione del Superiore Provinciale, Padre Antonio Rungi
Giovedì
22 aprile 2004


“La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.
Questo brano del Vangelo di Giovanni ci introduce nella riflessione odierna sullo stretto rapporto che intercorre tra verità e amore.
Ogni azione di bene che l’uomo legittimamente può compiere si fonda sulla verità e non sulla menzogna, sull’autenticità e non sulla falsità. Le immagini di “luce” “tenebre” che ricorrono spesso nei testi giovannei ci fanno capire come è difficile operare nella giusta direzione se una persona rimane nella sua condizione di menzogna. “Ci fa il male odia la luce, perché non siano svelate le sue opere”. Chi è che si nasconde se non colui che deve falsificare la sua vera identità. Il buio, le tenebre, soprattutto quelle interiori, sono la copertura per ogni tipo di malvagità che l’uomo può compiere e di fatto compie. E’ nel buio della sera e della notte che consumano, in genere, i reati più gravi, perché il buio protegge il malintenzionato, anzi si aspetta proprio questa condizione ambientale naturale per agire e fare il male. Invece “chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente ce le sue opere sono state fatte in Dio”. E’ evidente che coloro che agiscono rettamente non si debbano nascondere, né usare stratagemmi o accorgimenti vari per non far capire agli altri quello che in realtà sono. Non hanno bisogno di nascondersi, né tanto meno attendono una situazione di confusione per operare. Essi agiscono sempre allo stesso modo, perché sono coerenti, perché hanno la coscienza a posto, non debbono nascondere niente a nessuno. Sono persone integre, non sante, ma incamminate seriamente verso la santità. Sono persone che sanno amare e per amore sanno sacrificarsi, sanno rinunciare a se stessi per mettersi a servizio dei fratelli.
Da qui lo stretto rapporto che intercorre tra verità e amore. Chi è veritiero esprime un rapporto di autenticità con gli altri e manifesta un amore che è fondato su dati di fatto, su certezze, anche se non assolute, ma comunque certezze. Certezza dei sentimenti che si nutrono; certezza delle cose che si dicono agli altri; certezza delle cose che si fanno. Certezza di aprire tutto il proprio essere agli altri. Questa certezza si fonda su Dio, che è la verità assoluta.
Analizzando questo rapporto tra verità ed amore nei vari ambiti della vita quotidiana, ci si rende conto quanto sia esso importante per strutturare realtà e situazioni rispondenti a criteri di autenticità.
Partendo dal matrimonio o dalla famiglia, verità ed amore devono essere la base del rapporto; altrimenti tutto crolla e tutto si falsifica in ragione dei propri personali interessi, dei propri egoismo. La tomba dell’amore è la menzogna e la falsità nella coppia. Stessa valutazione morale si dà al rapporto tra genitori e figli. Se questo affetto o legame naturale, che attinge ai vincoli di sangue, non supera solo l’aspetto biologico, del casato, del censo sociale e si colloca all’interno di un rapporto umano più complesso che è l’amore, la capacità di relazioni profonde, una volta che si esce dal legame giuridico di dipendenza dai genitori con la costituzione di nuove autonome e di nuove famiglie, anche il rapporto tra genitori e figli scivola sulla banalità e superficialità. Quante menzogne e falsità circolano nell’ambito familiare, a volte solo per salvare la faccia; mentre si fa urgente il bisogno di chiarezza, anche se questa possa determinare cambiamenti radicali di comportamenti.
Se la mancanza di sincerità determina il distacco e al disaffezione nella famiglia naturale, quanto più questo diventa una realtà in altre comunità, che non sono basate sul vincolo dei legami di sangue o di parentela varia.
Non è un mistero che la mancanza di trasparenza nella gestione della vita pubblica, amministrativa, comunicativa determina sospetti, odiosità e permalosità, fino a degenerare in una vera e propria convinzione che tutto è falso o falsificato. Tale convinzione fa accrescere i livelli di disinteresse e di disaffezione. In poche parole si mette in circolo un sistema di spensero e di azione in cui l’amore, la fiducia, il rispetto della parola non conta più nulla e tutto è suscettibile di verifica, tutto è opinabile, tutto è discutibile, tutto è da rinnegare per non credibile. Viviamo in un mondo di totale insicurezze a tutti i livelli. Da quello morale, per cui ognuno si fa un’etica personale, che si scontra con la morale degli altri; a quello sociale, per cui ognuno si organizza alla meglio e si arrangia come meglio può. Il crollo del sistema di pensiero, che non da sicurezza di nessun genere, ha determinato, conseguentemente crolli a qualsiasi livelli, come quello della famiglia, della società, della religione, dello stato, dell’economia, della solidarietà. Si conferma sempre più che oggi il pensiero mediante il quale progettiamo e pensiamo il futuro è un pensiero debole, perché incerto, non fondato su sicurezze. 
Recuperare tutta una situazione globale di difficoltà di vivere, sopravvivere e relazionarsi significa ripartire dalla verità. Sulla verità si costruiscono ponti di solidarietà di vero amore. Alimentare la menzogna significa, invece, portare l’umanità al baratro ad una crisi generale di valori, dalla quale difficilmente si potrà uscire. Lo dimostrano i tanti drammi del mondo contemporaneo, con le guerre i gli odi di ogni genere, molti dei quali alimentati dalla menzogna e dalla falsità su tante cose.
Viene nuovamente a stimolarci la parola di Dio che ci rammenta con espressioni chiare, senza fraintendimenti, che “chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.
Essere dalla parte della verità non è facile; lottare perché la verità si affermi in ogni campo, anche in quello ecclesiale, costa sacrifici; sperare che la verità si affermi sempre in un mondo di falsità richiede inventiva e coraggio di testimoniare, fino in fondo, ciò per cui vale la pena dirsi uomini, ovvero, persone coerente, rette, sincere, senza mezzi termini, trasparenti, autentici. In questa schiera di “uomini veri” e non di “caporali”, come recitava simpaticamente Totò, in un celebre suo film, che tante volte abbiamo visto, noi vogliamo inserirci, sapendo che questo ci costa enormi sacrifici, in un mondo basato sulle apparenze e non sulla sostanza, sul virtuale e non sul reale, sull’immaginario e non sul concreto, sulle ipotesi e non sulle cose. Un lungo cammino ci attende per riconquistare insieme verità ed amore,o meglio per riconquistare il volto più autentico dell’uomo. 


Napoli 22 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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