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“Cercate le cose di lassù, non quelle della terra”


Riflessione del Superiore Provinciale, Padre Antonio Rungi
Venerdì
16 aprile 2004


Questo appello rivolto ai cristiani in occasione della solennità della Pasqua, tratto dal testo della Lettera ai Colossesi di San Paolo Apostolo, può essere inteso in un duplice modo: come bisogno e come invito.
Nel contesto del tempo di Pasqua mi piace sottolineare il primo aspetto di tale appello: quello del bisogno di spiritualità, di assoluto, di soprannaturalità, di interiorità, di valori eterni. Il motivo è quanto mai semplice. In un mondo immerso nel materialismo assoluto, specie in Occidente e nei nostri ambienti vitali ordinari, il bisogno dell'assoluto e della spiritualità passa in secondo piano se, addirittura, ne è escluso dal proprio orizzonte. E' proprio vero: viviamo come se Dio non esistesse e come se la vita finisse con la morte, senza prospettiva di risurrezione e di eternità.
Sembriamo uomini votati alla morte piuttosto che alla vita e alla gioia.
Vorremmo cercare sinceramente le cose di lassù, ma dove trovarle, se il mondo in cui viviamo di tutto parla tranne che dell'eternità? Di fronte ad un mondo che ha smarrito il senso di Dio, ognuno di noi è chiamato a recuperare in se stesso l'assoluto e le cose che contano non solo lassù, ma anche quaggiù in prospettiva della vita futura.
Vediamo di capire e di discernere di quali cose abbiamo bisogno per essere in sintonia con tale ricerca di assoluto e di eternità.
In primo luogo c'è proprio Lui, il Signore. Cercare Dio con tutto il cuore e con tutte le proprie energie, ovunque, dovunque e sempre. ''Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di me''. E' questo il primo fondamentale atto della rivelazione, che il Signore fa nei confronti dell'umanità. Non c'è uomo senza Dio, non c'è ateo totale, perché l'appartenenza a Dio è di carattere ontologico e sostanziale, in quanto egli è il Creatore e noi siamo sue creature. La fede è un supporto soprannaturale per potenziare questa nostra appartenenza a Colui che è il creatore di tutto. 
Cercare Dio, allora, significa scorgere l'eternità nella bellezza del Creato, nella dignità della
persona umana, nel sacrario della propria coscienza, in tutto ciò che espressione del bene, del vero e del bello. Chi ha vera fede in Dio non può uccidere, né alimentare odi e offese tra gruppi umani diversi.
In secondo luogo, significa cercare l'amore, la pace e l'unità.
L'eternità è armonia, è gioia, è pace, è unione. Il cristiano che vive il tempo presente con la prospettiva della vita eterna, costruisce, fin d'ora, già nel regno presente, ciò che sarà pienezza per sempre. Più che legittimo, anzi, quasi un imperativo morale, lavorare in questo mondo,
con assiduità, costanza, coraggio, sacrificio, sofferenza, per innalzare la qualità della vita in una prospettiva sociale e temporale che sia aperta all'eterno. Pace, amore, giustizia, unione e quanto altri di simili valori possano trovare accoglienza nel cuore degli uomini devono essere ricercati in una visione pasquale della vita, che impone continuamente una rinascita ed un rinnovamento.
In terzo luogo, cercare le cose di lassù è senz'altro assumere un distacco dal possesso dei beni della terra per liberare il proprio cuore e la propria esistenza dai macigni che la costringono in schemi di vita inconciliabili con una visione eterna e trascendentale.
L'icona della pietra del sepolcro rotolata via dalla potenza del Cristo risorto sta a significare proprio quel bisogno di liberarsi dell'uomo da tutto ciò che è sepoltura e morte, di tutto ciò che è espressione eloquente di una fine temporale. La potenza della vita deve sprigionarsi dal di dentro, anche quando solo apparentemente, l'uomo è più un cadavere che un essere vivente, chiuso e bloccato, come è, ad ogni prospettiva di vita e di rinascita. 
Abbandonare le cose della terra, essere distaccati dai beni, affetti, luoghi, attività, ruoli, attese, aspirazioni e realizzazioni, significa iniziare a fare un vero cammino pasquale per se stessi, senza
considerare che il mondo in cui siamo, viviamo ed operiamo, cammina su altri binari, ha altre sensibilità , ha altre attese e prospettive, ha altre gioie, quelle più effimere ed immediate, che si consumano nell'arco di una giornata. 
Ma noi siamo immersi nell'eternità, noi siamo riflessi dell'eterno, noi vogliamo essere espressione di quella eternità che ci portiamo dentro di noi, cercando ora e sempre quelle cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio.
Perciò, ''mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l'ira di
Dio su coloro che disobbediscono. Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri. 
Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore.'' (Col 3,5-10).
E' questo un impegno serio di vita che possiamo e dobbiamo attuare nel corso del tempo pasquale in particolare.
Ed una raccomandazione scevra da ogni possibile fraintendimento ideologico: ''Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. E` in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo'' (Col. 2,8-15).

Napoli 16 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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