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Un “decalogo” per le anime consacrate


Mercoledì 14 aprile 2004


Anche per i religiosi e le religiose, per i frati e le monache arriva il decalogo per loro. Lo ha scritto il teologo campano, padre Antonio Rungi, ordinario religioso dei Passionisti della Campania e Basso Lazio. In dieci punti, padre Rungi fissa le norme morali di una persona consacrata, che a suo giudizio "è una persona di speciale consacrazione e pertanto con maggiori responsabilità ed impegni davanti a Dio e davanti agli uomini". Il testo il teologo lo ripropone all’attenzione delle Suore, riunite a Roma per l’annuale assemblea dell’Usmi. Un contributi alla loro riflessione in questi giorni di studio per comprendere e rilanciare la vita consacrata nell’oggi della Chiesa e della società italiana. Una sintesi di pensiero espresso dal Provinciale dei Passionisti, assistente spirituale di alcuni istituti femminili della Campania e Basso Lazio, in ragione anche del suo Ufficio.

Ecco il testo del singolare decalogo per i religiosi di tutto il mondo.

1. Sii casto e riservato, in quanto la vita consacrata ti impegna in modo speciale all'amore sponsale di carattere soprannaturale. Anche oggi la verginità ha un valore importante soprattutto per la specifica finalità per la quale se ne fa la scelta liberamente, qual è appunto quella del Regno dei cieli.

2. Sii obbediente con intelligenza, sapienza e sentimento, perché chi sceglie di vivere in convento si pone al servizio dei fratelli. La vita consacrata non si può concepire alla stessa maniera di una rapporto contrattuale di lavoro o di collaborazione, né si può pretendere che su ogni cosa ci sia intesa ed accordo tra i superiori ed i semplici religiosi. Chi comanda lo faccia per amore e nel rispetto della persona, ma anche in rispetto alle regole e alle costituzioni.

3. Sii povero e distaccato dai beni della terra e dai spazio ai beni eterni. Ogni religioso non può curare in termini smodati interessi materiali. Ne va della sua santità e salvezza personale. Sapersi contentare del poco e vivere alla stregua di chi povero è davvero, è la strada maestra per essere testimoni di povertà anche oggi.

4. Stai lontano da chi ti loda continuamente e dice di te cose stupende. Sono illusioni che portano all'esaltazione e all'autodistruzione. In un ambiente religioso di limite relazioni umane è facile trovare gli sponsor del momento o di sempre, come pure chi ti ostacola continuamente. Il religioso sia schivo di essere al centro delle attenzioni e delle adulazioni.

5. Vivi in comunità con animo sereno e carità. Non ha senso una vita religiosa senza amore e condivisione verso gli altri. La comunità, infatti, è una piccola o grande famiglia ove vigono le stesse regole di comportamento delle famiglie naturali. Ad ognuno il proprio compito, ma tutti convergono per il bene di tutti.

6. Non cercare i posti di comando, né stabilità in uffici e luoghi di apostolato. Non sarai mai totalmente libero di servire Dio con animo indiviso. E’ necessario rimettersi alla volontà di Dio, che si manifesta attraverso la legittima autorità, anche quando questa sbaglia. La croce e la sofferenza è una realtà della vita di consacrazione.

7. Nell'esercizio dei vari uffici pratica il dialogo e la pazienza in ogni circostanza per non offendere la dignità delle persone affidate alle tue cure pastorali. Sia infatti lontano da te ogni stanchezza, rifiuto o disprezzo dell’altro, perché chi vive tali sentimenti in una comunità non è degno di starci.

8. Nella condizione di religioso senza alcun ufficio e mansione, vivi l'umiltà e l'apparente emarginazione come un dono di Dio ed una via privilegiata per la santificazione personale. Non essere valorizzato, infatti, in uffici importanti non è segno di scarsa considerazione, bensì un adeguata valorizzazione in altri settori, fossero anche i più umili, ma indispensabili per la vita comune in fraternità.

9. Non pensare esclusivamente al tuo domani, accumulando beni di ogni genere nel convento, ma abbandonati alla Provvidenza, che non fa mai mancare mai nulla ai suoi veri servi. L’attaccamento al denaro, alle proprie case, alle proprie stanze, ai propri effetti personali lega il cuore del religioso più alle cose, che a Dio e non lo fa camminare verso i valori più alti di santità.

10. Sii generoso e zelante nella missione che ti viene affidata secondo il carisma di fondazione e i doni personali che tu hai ricevuto dal Signore. Pensa che la tua vita di consacrato non appartiene più a te, ma agli altri per i quali devi vivere, servendoli in letizia ed umiltà, soprattutto se sono poveri ed abbandonati, cominciando da chi ti sta vicino.

"Regole di vita -afferma padre Rungi- che tutti gli ordini e congregazioni religiosi, maschili e femminili, già fissano in articoli e numeri, ma che è opportuno richiamare all'attenzione dei frati in un momento di forte crisi di identità vocazionale e di missione all'interno della Chiesa e nel mondo contemporaneo. I religiosi possono dire ancora molto all'uomo di oggi, nella misura in chi ritrovano la loro identità di consacrata e non facciano centomila attività che non appartengono per natura e finalità ai singoli istituti e alla vita consacrata in generale".

Napoli 14 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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