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I nostri tradimenti a Dio e ai fratelli
07 aprile 2004.


Riflessione Mercoledì 07/04/2004


La riflessione di questo Mercoledì Santo verte sul tema del tradimento, perché nuovamente la parola di Dio ritorna su comportamento di Giuda Iscariota, che per trenta denari d’argento consegnò Gesù nelle mani dei Giudei, che ebbero, così, modo di poterlo arrestare e condannare a morte. Il testo del Vangelo di Giovanni è preciso nella descrizione degli eventi dell’ultima serata trascorsa dal Gesù con i suoi Dodici apostoli.
“Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”.
Il tradimento di Giuda rappresenta il simbolo dei tradimenti di qualsiasi genere, che ognuno sperimenta sulla propria pelle o che ne diventa ignaro oggetto. Dai tradimenti più superficiali a quelli più profondi, che lasciano il segno nella vita delle persone e non si rimarginano facilmente.
Sempre più frequentemente tali tradimenti riguardano gli ambienti ecclesiastici, familiari, politici, relazionali.
A partire da quelli ecclesiastici, pur comprendendo la fragilità umana e le difficoltà soggettive, assistiamo continuamente ad abbandoni di ogni genere. Sacerdoti che lasciano la loro vita; religiosi e religiosi che lasciano il convento; fedeli laici che non sono coerenti con gli impegni assunti davanti a Dio e alla propria coscienza di credenti. Cose che fanno riflettere su quanto sia facile voltare faccia e cambiare strada per proprio tornaconto. La superficialità nella formazione umana, spirituale e religiosa, le difficoltà ambientali, le crisi di identità, la facile svendita per altre cose dei valori in cui si credeva, facilmente giustificano i tradimenti del proprio stato di vita e della propria coscienza.
Nel campo familiare, affascinati dai modelli di una società permissivista al massimo, edonistica e libertaria, proposta da una comunicazione sociale e multimediale sempre più invasiva si va verso la tolleranza totale di tutto ciò che è tradimento a livello di affetti, relazioni sentimentali, coniugali e familiari. E’ evidente che alla base di tutto questo che un’azione di poteri occulti che vogliono ridurre al minimo l’incidenza della morale cristiana sulla vita della gente. Nuovi poteri sorgono rispetto a quello della coscienza e dell’etica. Poteri con i quali bisogna confrontarsi per far riemergere dalla cenere un’etica di fedeltà, di sincerità, autenticità, verità che trova la sua base nel Vangelo.
Altri tradimenti sono quelli di carattere amicale, sempre più frequenti nella società moderna. I migliori amici quelli che ti tradiscono con una certa facilità ed i peggiori amici li trovi all’intero della parentela. Ci si tradisce per la fiducia riposta, per i beni consegnati, per i ruoli assegnati, per le confidenze fatte, per le conoscenze acquisite.
Ci sono, infine, un’infinità di altri tradimenti che vanno dalla sfera politica a quella commerciale. Dove ci sono interessi economici, prestigio, carrierismo, posti da occupare più facilmente lo spettro del tradimento è in agguado.
Da qui la poca fiducia che circola oggi nei rapporti umani. Si è tutti timori e preoccupati. Tutti sospettano ed alzano dubbi di qualsiasi genere rispetto a qualsiasi soggette, fosse pure il parente più stretto.
Si vive, in molti casi, in condizioni di evidente difficoltà di rapporti umani, perché non si è sicuri l’uno dell’altro. Ciò non favorisce la crescita umana, sociale, spirituale ed economica delle singole persone e delle intere comunità.
Bisogna bandire il sospetto e soprattutto educare al corretto modo di vivere in società, senza affidarsi troppo agli altri e contare su di essi, ma neppure alimentare continui dubbi e sospetti.
Ecco è necessario mettere alla prova le persone che hanno compiti e ruoli, ma anche amici, conoscenti, parenti, colleghi e qualsiasi altra persona sia. La fedeltà si valuta sulla lunga distanza, né in un attimo, né in determinate circostanze in cui i soggetti sono reciprocamente interessati o coinvolti. Certamente la fedeltà è più facile da conservare se si cerca congiuntamente il bene. Si tradisce, invece, altrettanto facilmente quando si divaricano le strade e si diversificano il percorsi umani.
Giuda tradisce Gesù perché è motivato verso di lui da altri interessi, che sono esclusivamente di ordine economico; mentre il Divino Maestro lo impegna a fare un cammino di verità e di trasparenza partendo dal suo di dentro.
E’ nel cuore che si decidono i tradimenti più orrendi; è nella mente che ognuno lentamente si costruisce il mostro da combattere ed abbattere perché non risponde più alle proprie attese. Così è stato per Giuda, così continua ad essere per tanti uomini e donne della Terra. Speriamo che almeno noi ce la caviamo, mantenendoci fedeli alle promesse fatte, alle confidenze ricevute, alla fiducia accordata, ai ruoli e stati di vita in cui siamo oggi e ci auguriamo di continuare ad essere anche un domani. Soprattutto se si tratta di ruoli e funzioni che sono esposti al pubblico e che, nell’eventuale cedimento su un piano di coerenza, costituirebbero un vero scandalo ed un ulteriore motivi di fidarsi. Non vorremo far nostro l’antico proverbio che “Fidarsi è bene e non fidarsi è meglio”. La fiducia è importante coltivarla, ma, soprattutto oggi, ad essa va abbinata la vigilanza, la prudenza e il coraggio di dire la verità.

Napoli 07 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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