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“La Passione” di Mel Gibson: un’occasione per riflettere
06 aprile 2004.


Comunicato stampa Martedì 06/04/2004, ore 9,30
“La Passione” di Mel Gibson: un’occasione per riflettere
sulla storia dell’umanità di due millenni”


 
In occasione dell’uscita, in Italia, del Film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson, il teologo moralista, padre Antonio Rungi, esperto in comunicazione sociale, già membro dell’Ufficio regionale delle comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Campana, esprime una sua valutazione circa “l’avvenimento massmediale dell’anno”.
“La Passione di Cristo, secondo il racconto filmico di Mel Gibson è sicuramente un’occasione di grande rilevanza artistica, religiosa, ma anche culturale per riflettere insieme su duemila anni di storia dell’umanità, che ha nella religione cristiana un punto di riferimento essenziale ed imprescindibile. L’aver focalizzato la sua attenzione sul racconto della Passione del Signore, Mel Gibson vuol riproporre all’attenzione del vasto pubblico mondiale un messaggio di coscientizzazione del dramma di un uomo, che per i credenti, è il Figlio di Dio ed il Salvatore dell’umanità, che va compreso nei suoi aspetti umani, psicologici, storici, contestuali del tempo in cui Cristo è vissuto, ha operato ed è morto per un’ingiusta condanna. Si tratta di una condanna di un innocente, di una persona che, al di là della sua natura di Figlio di Dio, è una persona che meritava rispetto per le sue idee e per il messaggio di fratellanza universale che tentò di diffondere in un ambiente ostile e chiuso al cambiamento. La drammaticità delle scene che il Film di Gibson presenta, rispetto ad altri capolavori del genere, il grande successo ottenuto in varie parti del mondo, sta a significare che la Passione di Cristo, al di là del credo religioso dei singoli spettatori, è un forte richiamo a capire una storia umana che parte proprio dalla morte in croce di Gesù Cristo e dalla sua Risurrezione. Non è un film rivolto solo ai credenti, ma ad ogni uomo che vuole comprendere le vicende storiche di un tempo lontano, in un luogo, quello della Palestina, ancora sotto il protettorato dell’impero romano. Chiaramente la prospettiva cattolica con cui Gibson legge la sofferenza di Cristo non può essere compresa da tutti. Sta di fatto che le scene di dolore, l’offesa alla dignità della persona del Cristo, il contesto di falsità, menzogne, cattiverie, arroganza, presunzione, paura, tensione in cui si sviluppa il processo di condanna a morte di Gesù la dice lunga su come il potere era di fatto esercitato allora e come era facile sbarazzarsi di coloro che proclamavano messaggi coraggiosi ed innovativi rispetto al pensiero dominante e controllato del tempo di Cristo. Certo Gesù non fu un rivoluzionario, né un politico che voleva sovvertire le sorti di un popolo, anche se schiavo dell’impero romano, come qualcuno, ancora oggi, tende a far passare l’avventura umana di Gesù; ma egli fu ed è il vero Messia, atteso, che nella sua Passione, Morte e Risurrezione seppe redimere il Mondo. Da allora la storia non fu la stessa delle precedenti epoche. Da allora anhe la nostra storia, personale e collettiva, è cambiata radicalmente, per si ancora sui principi ispiratori dell’insegnamento, dell’etica, della dottrina che Cristo ha lasciato in eredità alla sua Chiesa e agli uomini di buona volontà che si ritrovano nel suo messaggio pur non professando un credo particolare. Vedere un Film del genere, evento cinematografico dell’anno, non può che fare bene e avviare un interessante dibattito anche in Italia, dopo che questioni attinenti la Passione del Signore sono oggetto di studio e di approfondimento in questi giorni in varie parti del mondo, con risultato, in molti casi, sorprendenti, considerate le diverse conversioni alla fede cristiana di persone lontane da Dio e da qualsiasi religione. Come dire che un film del genere è capace di produrre effetti può profondi di interi periodi di evangelizzazione e di promozione del messaggio evangelico attraverso i canali tradizionali di annuncio. Scopo del Film certamente non è quello di fare proseliti per la religione cristiana, ma di presentare un evento storico che è anche un evento di fede, per coloro che credono in Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, morto sulla Croce per salvare l’uomo dalla condizione di peccato”. 

Napoli 06 aprile 2004

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

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