Home Page passionisti.org

CONGREGAZIONE DELLA PASSIONE
Provincia Religiosa dell'Addolorata - DOL
(Basso Lazio, Campania e Vicariato in Brasile)
passionisti@passionisti.org

 BENVENUTO nella FAMIGLIA PASSIONISTA

San Paolo della Croce, il nostro FONDATORE

altre sezioni di www.passionisti.org
Linea di divisione

Bacheca di p. Antonio Rungi

SCOPO di queste riflessioni:
- offrire un contributo settimanale di attualità;
- sollecitare discussioni ed approfondimenti.

<<--- Vai al SOMMARIO

 

 

 

Villa di Briano (Ce)
Intitolata una piazza al grande missionario passionista in terra di Tanzania
12 ottobre 2003.


A distanza di 13 anni, il suo paese natale, Villa di Briano, in provincia di Caserta, gli ha voluto intitolare una piazza. Si tratta di padre Valentino Santoro, missionario passionista per oltre 50 anni in Tanzania, morto ad Itololo, nel cuore dell'Africa nera, il 16 maggio 1990. Le sue spoglie mortali riposano nel cimitero di Veyula in Tanzania.
La cerimonia di intitolazione della piazza si è svolta domenica 12 ottobre 2003, con inizio alle ore 17,30. Primo significativo momento è stato il ricordo dell'intrepido missionario con la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal superiore provinciale dei passionisti di Napoli, padre Antonio Rungi, nella chiesa principale del Paese. Con il superiore provinciale hanno concelebrato il parroco don Giuseppe e l'ex-parroco, don Guido. Nel corso dell'omelia, padre Rungi, utilizzando i testi della parola di Dio della XXVIII Domenica del tempo ordinario, ha parlato delle speciali vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Ha messo in risalto l'impegno di padre Valentino Santoro nel campo missionario e nella promozione umana. Alla santa messa erano presenti numerosi fedeli, tra cui i parenti dello stimato missionario passionista, le autorità civili, con il sindaco in prima fila.
Il secondo momento della cerimonia è stato vissuto all'esterno della chiesa parrocchiale nella piazza intitolata proprio a padre Valentino Santoro. Dopo la santa messa, infatti, si è formato un lungo corteo di cittadini che hanno raggiunto la piazza. Qui dopo il taglio del nastro, effettuato dal primo cittadino di Villa di Briano, il superiore provinciale, padre Antonio Rungi ha benedetto il luogo e la lapide dedicata al missionario passionista. Per commemorare la figura e ricordare l'opera del grande missionario in terra africana è stato padre Pancrazio Scanzano, passionista della comunità di Napoli, ex-superiore provinciale e amico di padre Valentino, a illustrare ai numerosi presenti l'opera del loro concittadino. Concluso il suo intervento ha preso la parola il sindaco di Villa di Briano, che ha sottolineato l'impegno dell'Amministrazione comunale per valorizzare la figura di padre Patentino Santoro non solo con l'intitolazione a lui di una piazza del Paese, ma anche con altre significative iniziative culturali, sociali ed umanitarie. Conclusi gli interventi dei relatori, il superiore provinciale ed il sindaco hanno scoperto insieme la lapide in memoria di padre Valentino. Poi l'intervento dell'ex-parroco, don Guido, che ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto il suo proposito e l'hanno reso possibile.
Una cerimonia, in sostanza, semplice, ma molto partecipata, per l'ampia stima che godeva e gode padre Valentino Santoro nella coscienza collettiva di Villa di Briano D'altra parte, un loro insigne concittadino ha realizzato, a distanza di migliaia di chilometri, in una realtà molto diversa dal paese di partenza, un progetto di evangelizzazione delle popolazioni africane mediante scelte di grande respiro umanitario e sociale.
Padre Valentino Santoro era nato a Villa di Briano (Ce) il 24 gennaio 1908. Entrò tra i passionisti della Provincia dell'Addolorata (Basso Lazio e Campania) appena adolescente. Superato l'anno di noviziato emise la prima professione il 22 ottobre 1924 a Pontecorvo (Fr). Completati gli studi filosofici e teologici in varie case della provincia, fu ordinato sacerdote il 12 marzo 1932 nella chiesa di S.Maria ai Monti dei passionisti di Napoli. Professore, Direttore aveva formato diversi giovani in cammino verso il sacerdozio. Tuttavia, la sua vocazione missionaria fuori i confini italiani si era già manifestata più volte. Riuscirà nel suo proposito solo nel Natale del 1938, quando i superiori maggiori lo autorizzarono a partire alla volta della missione passionista di Dodoma nell'allora Tanganiyka, ove giunse alla fine di gennaio 1939. Era, infatti, partito dal porto di Napoli, punto di smistamento dei tanti aspiranti missionari di mezza Italia. Da allora la Tanzania divenne la sua patria e poche volte lasciò la terra africana per rientrare in Italia a far visita ai parenti ed ai suoi confratelli. Lavorò nelle missioni passioniste di Farkwa, Kibabwe, Kondoa, Mondo, Aubi. In queste località imparò perfettamente la lingua kisandawe, tanto da pubblicare anche un vocabolarietto. Il 6 febbraio giunse ad Itololo, luogo impervio e sprovvisto di tutto. Qui lavorò intensamente per il resto della sua vita mettendo su strutture di ogni genere per aiutare le popolazioni indigene, che versavano nell'estremo bisogno materiale, culturale e morale. Aveva intitolata la sua missione a Santa Teresa del Bambino Gesù. Case, scuole, chiesa, dispensario, officine, bonifiche agro-zootecniche furono le opere che realizzò anche con il forte contributo dei benefattori italiani, che lo stimavano tantissimo e trasferivano alla sua missione ingenti somme per aiutarlo nel suo lavoro pastorale ed umanitario. La sua missione, tuttavia, non fu solo luogo di conforto materiale e culturale, ma soprattutto luogo di formazione delle coscienze e delle libertà sulla base del Vangelo della carità, della giustizia, della pace e della passione per la vita. Come passionista, degno discepolo di San Paolo della Croce, mise al primo posto della sua vita di anima consacrata l'amore a Dio ed ai fratelli. Religioso di grande carità, sensibilità, altruismo, di vasta cultura di una spiritualità unica, padre Valento fu e resta un missionario esemplare per vita e per impegno apostolico, ma anche un diligente padre spirituale alla cui scuola si sono formati sacerdoti e religiosi della terra africana.
A padre Valentino Santoro la Congregazione di Passionisti e la Provincia dell'Addolorata deve molto, in quanto al sua testimonianza di santità sacerdotale e missionaria costituisce un esempio di vita per quanti in lui trovano un punto di riferimento importante per essere autentici missionari del Vangelo di Cristo in ogni angolo della Terra. Coraggio ed entusiasmo, abbandono al progetto di Dio, obbedienza generosa e gioiosa, lavoro costante e globale furono i punti fermi della sua esperienza missionaria in terra d'Africa.
Di lui ha scritto un'interessante biografia Alessandro Pronzato. Un libro che si fa leggere per la ricchezza dei contenuti e per la proposta innovativa da un punto di vista missionario che l'autore coglie nella figura e nell'opera di padre Valentino Santoro.
A ben ragione, i passionisti della Provincia dell'Addolorata considerano percorribile la strada di un eventuale processo di canonizzazione di questo eroico missionario passionista che visse vicino al suo popolo nella donazione più totale al suo impegno di consacrazione a Dio, alla Chiesa ed ai fratelli. Un esempio di vita per tutti i missionari del Vangelo non solo in Italia e nell'Occidente, ma soprattutto di quelli "ad gentes". E nel mese missionario in pieno svolgimento, la figura di padre Valentino Santoro si propone come modello di una missionarietà a largo raggio che spazia dallo spirituale al sociale e all'assistenziale, dalla formazione iniziale all'autonomia gestionale dei beni realizzato. Ciò che egli riuscì ad insegnare alle popolazioni locali fu la capacità di organizzarsi e di produrre in proprio. La fase iniziale dell'assistenzialismo venuto da lontano si trasformava in impegno lavorativo e in discorso produttivo per il mantenimento del personale impegnato nella missione, ma anche di quanti avevano bisogno di qualsiasi aiuto. La sua missione fu definita un "Paradiso in Terra d'Africa" E tale è rimasta, ancora oggi, nonostante che lui dal cielo segue con attenzione l'evolversi della sua "creatura", quella missione a Itololo e Veyula alla quale diede il meglio della sua vita e la stessa vita. Moriva infatti in questi luoghi per sospetta malaria, lui che aveva combattuto questo male soprattutto allontanandolo con cure e medicine appropriate bambini, giovani, madri ed anziani della Tanzania.

Napoli 13 ottobre 2003

Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it

INIZIO PAGINA

Linea inferiore

Copyright ? No Grazie diffondete, stampate e utilizzate il contenuto di questo sito;   Risoluzione 800 x 600; Carattere piccolo;
Organizzaz. ACSMAM Associazione Culturale S. Maria Ai Monti -