La castità un valore per tutti, una virtù per noi cattolici
2 ottobre 2003.
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Non è semplice oggi proporre ad una cultura basata sull’edonismo e sul sessismo il tema della castità. Tuttavia, da un punto di vista etico è opportuno riflettere sull’argomento, in quanto non si tratta di una problematica casuale, bensì di un discorso che investe tutta la persona e tutte le persone. Certo, l’approccio cognitivo verso di essa si diversifica in base alle proprie concezioni etiche e religiose. C’è chi contesta apertamente questo valore, c’è chi lo difende a spada tratta e non solo in un certo periodo della vita umana, ma anche in tutti gli stati di vita, compreso quello coniugale.
Che cos’è la castità?
Per noi castità è una virtù, ovvero habitus operativo finalizzato al bene e si contrappone al vizio, che è un modo di comportarsi stabile, ma con finalità opposte ad una visione di bene che ogni cultura porta in sé. La cultura cattolica vede nella castità essenzialmente una virtù, che si esplica in un certo modo e si manifesta esternamente, oltre, chiaramente, a dare un’impronta precisa alla persona a livello interiore. Infatti, la castità è quella virtù che rende gli esseri umani capaci di integrare la sessualità all'interno della loro personalità completa secondo la loro vocazione nella vita: per il celibato, mediante l'astensione completa; per gli sposati, mediante la fedeltà; per i non sposati, mediante l'autocontrollo. In altri termini si tratta di un modus vivendi (virtù) che consiste nel dominio e nell'ordinamento dell'appetito sessuale. In ragione di questo aspetto distinguiamo la castità celibataria (tipica dei sacerdoti o delle persone non sposate), la castità matrimoniale (tipica dei coniugi), castità consacrata (tipica dei religiosi e religiose). Quest'ultima è quella praticata dai religiosi mediante la professione pubblica del voto ed è finalizzata a coltivare un amore più disinteressato verso Dio e verso il prossimo.
Per tutti la castità comporta l'integrazione della sessualità nella persona mediante il dominio delle passioni in relazione all'altro e la donazione totale. Il possesso di questa virtù, in quanto pertinente alla virtù cardinale della temperanza, comporta un'ascesi permanente, la pratica delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera. Inoltre, la castità esprime la positiva integrazione della sessualità nella persona e conseguentemente l'unità interiore dell'uomo nel suo essere corporeo e spirituale. La sessualità, nella quale si manifesta l'appartenenza dell'uomo al mondo materiale e biologico, diventa personale e veramente umana allorché è integrata nella relazione da persona a persona, nel dono reciproco, totale e illimitato nel tempo, dell'uomo e della donna.
Chi deve vivere la castità?
Ogni battezzato è chiamato alla castità. Il cristiano si è « rivestito di Cristo » (Gal 3,27), modello di ogni castità. Tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita. Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua affettività nella castità.
« La castità deve distinguere le persone nei loro differenti stati di vita: le une nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente di dedicarsi più facilmente a Dio solo, con cuore indiviso. Il consiglio evangelico di castità assunto per il Regno dei cieli, che è segno della vita futura e fonte di una più ricca fecondità nel cuore indiviso, comporta l’obbligo della perfetta continenza nel celibato (Codice di Diritto Canonico, 599)
Le altre persone sono tenute alla virtù della castità nella maniera quale è determinata per tutti dalla legge morale e secondo che siano sposate o celibi.
Le persone sposate sono chiamate a vivere la castità coniugale; le altre praticano la castità nella continenza.
I fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Messi così alla prova, scopriranno il reciproco rispetto, si alleneranno alla fedeltà e alla speranza di riceversi l'un l'altro da Dio. Riserveranno al tempo del matrimonio le manifestazioni di tenerezza proprie dell'amore coniugale. Si aiuteranno vicendevolmente a crescere nella castità.
Colui che vuole restar fedele alle promesse del suo Battesimo e resistere alle tentazioni, avrà cura di valersi dei mezzi corrispondenti: la conoscenza di sé, la pratica di un'ascesi adatta alle situazioni in cui viene a trovarsi, l'obbedienza ai divini comandamenti, l'esercizio delle virtù morali e la fedeltà alla preghiera.
La virtù della castità è strettamente dipendente dalla virtù cardinale della temperanza, che mira a far condurre dalla ragione le passioni e gli appetiti della sensibilità umana [2341].
I peccati contro la castità
I peccati contro la castità sono: Lussuria, Masturbazione, Fornicazione, Prostituzione, Pornografia, Omossessualità. Peccati che assumono un peso morale a livello di coscienza nella misura in cui sono commessi da persone che si sono consacrate a Dio, come i sacerdoti, i religiosi o fedeli laici che vivono profondamente la loro scelta battesimale. Peccati che oggi sono più ricorrenti (o forse maggiormente conosciuti?) perché tutto viene messo in pubblico. I mass-media contribuiscono a far risaltare questo aspetto deleterio dell’etica personale e sociale. La mitizzazione del sesso e della sessualità è tipica di una società, come la nostra, che ha perso i contatti con valori superiori. Certamente, la sessualità è un valore della persona umana, ma va vissuta in modo sereno ed equilibrato, senza enfatizzare la questione soprattutto in certi periodi di sviluppo fisico e psichico dell’individuo. Purtroppo ciò non avviene. Anzi, c’è un proliferare di iniziative a tutti i livelli per portare al centro dell’attenzione l’eros e il sesso. Basta accendere la Tv, girare nei negozi di video-cassette o navigare su Internet, per rendersi conto a che livello di pubblicizzazione del sesso si è giunti oggi, anche perché questo settore è trainante a livello economico e molti vivono facendo affari d’oro smerciando sesso a buon mercato e mettendolo in pasto, in modo volgare, a tutti, compresi ad anime innocenti come i bambini e gli adolescenti.
Le norme che stabiliscono di vivere in modo casto
Tali norme sono iscritte soprattutto nella coscienza etica di ognuno. Se la coscienza è retta, non può non considerare come obbligante un comportamento casto di ogni battezzato. La veste bianca che riceviamo al momento del Battesimo esprime anche questa purezza dei sentimenti e della vita, che un’anima innocente come un bambino possiede fin dalla suo concepimento per poi perfezionarsi nel sacramento della rinascita spirituale. Quindi la coscienza è il sacrario più profondo dove cogliere l’eticità della persona credente o laica che sia. Siamo obbligati alla castità proprio in ragione della dignità della persona umana. Una castità che non si contraddice con la sessualità, ma che ne è un’espressione ordinata e pura. Anzi, come si ricordava in precedenza, la castità comporta l'integrazione della sessualità nella persona mediante il dominio delle passioni in relazione all'altro e la donazione totale. Bandisce ogni manifestazione di sesso sfrenato, senza alcuna regola di rispetto della persona umana e della dignità del rapporto sessuale vero. Non ammette atteggiamenti esibizionistici o altro genere finalizzati a mettere in risalto la sola corporeità e fisicità. Non autorizza rapporti sessuali se non all’interno di una relazione affettiva, umana, sociale stabile. Esclude ogni devianza di ordine morale nel campo della sessualità.
Oltre alla coscienza, c’è tutta una teologia che si è sviluppata nella Chiesa fin dai primi tempi del cristianesimo. In particolare furono i Padri della Chiesa a dare molta importanza alla castità, verginità e purezza, partendo proprio dal dato biblico.
Poi, man mano, nella storia di duemila anni di cristianesimo il Magistero è intervenuto con tantissimi documenti sull’argomento per dare le indicazioni etiche in materia di Sesto Comandamento. Proprio per esplicitare meglio questo comandamento e per adattarlo ai tempi che la Chiesa è intervenuta, magari prendendosi anche le critiche di una cultura edonistica e permissivistica, con Encicliche, Esortazioni, Costituzioni, Discorsi, Lettere ed altro per portare chiarezza ed indicare la strada maestra per vivere da casti come sacerdoti, religiosi, sposati, celibi o nubili.
Dove sta scritto che dobbiamo essere casti, a secondo dello stato di vita, sta scritto nel Dna dell’essere cristiano. Ciò non significa comprimere la sessualità che esiste in ognuno di noi, ma indirizzarla verso un fine ben preciso. Chiaro è il passo del Vangelo al riguardo: “Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca>> (Mt. 18,12).
Non è facile capire questa scelta di vita di castità, che non è alienante, né crea problemi di salute di qualsiasi genere, soprattutto oggi che il biologico o lo psicologico prevale sullo spirituale dell’essere umano. Nessuno dei santi che la chiesa venera e che ha vissuto la perfetta castità si è impazzito o ha dato segno di squilibri mentali o è stato un represso, incapace di donare agli altri tutto il proprio amore. Un esempio per tutti ai nostri giorni: Madre Teresa di Calcutta, che scelse una vita di totale consacrazione a Dio anche mediante la professione dei consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza.
Ognuno deduca le proprie considerazioni e faccia le proprie riflessioni su questo argomento, che solo chi si pone pregiudizialmente verso di esso, non potrà mai capire fino in fondo. Perché la scelta di una vita casta e non è solo per i frati, a per tutti coloro che vogliono vivere, pur nell’esercizio legittimo della sessualità, come i coniugi, la loro castità matrimoniale.
Padre Antonio Rungi
Teologo moralista
Napoli 2 ottobre 2003
Padre Antonio Rungi
antonio.rungi@tin.it
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