Convento dei Passionisti e Chiesa di san Gabriele
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CONGREGAZIONE DELLA PASSIONE
PROVINCIA RELIGIOSA DELL'ADDOLORATA - DOL
(Basso Lazio, Campania e Vicariato in Brasile)
San Paolo della Croce, il nostro Fondatore

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Linea di divisione

padre Pietro Boniello

p. Pietro Boniello
Segretario della Provincia dell'Addolorata (DOL: basso Lazio e Campania)

Disegno su tronco presente nel convento di Falvaterra (FR)

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DITELO a Padre Pietro

LE RISPOSTE di un passionista che vi ascolta e dialoga con voi

Caro Luca,
innanzitutto mi scuso con te se scrivo ancora in modo "sorpassato", ma mi riesce veramente difficile l’uso del k con la disinvoltura con cui lo fai tu: è solo questione di … età!
Mi chiedi: era un ragazzo normale Francesco Possenti? (Si chiamava così S. Gabriele prima di diventare religioso passionista).
E lo metti in dubbio? Certo che era normale! Anzi, solo se si è normali si diventa Santi.
Noi abbiamo talvolta una visione distorta dei santi; li vediamo come persone fuori dall’ordinario, lontane dalla nostra realtà, dai nostri problemi quotidiani, dalle nostre ansie e preoccupazioni. Non è così! E neanche è vero che pensassero solo a pregare; lo facevano – e bene – nei tempi e nei luoghi stabiliti e con la serietà e l’impegno che merita un atto così importante. La cosa importante e particolare è che facevano tutte le altre cose con la stessa serietà e impegno; in tal modo tutto diventava preghiera, e, come diceva il mio Santo Fondatore S. Paolo della Croce (se vuoi qualche volta ti parlerò un po’ di Lui), la preghiera durava 24 ore al giorno. 
Un giorno chiesero a S. Gabriele cosa avrebbe fatto sapendo di dover morire mentre era a mensa o a letto; il santo ragazzo, rispose: "Continuerei a fare quello che sto facendo, seguiterei a mangiare o a dormire". Ecco come ragionano i Santi: fare bene ogni cosa, anche la più semplice e ordinaria. Questo ci aiuta a vivere bene il nostro presente, senza preoccuparci eccessivamente di ciò che ci potrà capitare domani; anzi, vivendo bene il presente, si costruisce già il domani e ci si prepara ad accettarlo così come la provvidenza di Dio vorrà donarcelo.
Tornando brevemente a S. Gabriele, egli nacque ad Assisi la mattina del 1° marzo 1838, undicesimo di tredici figli, in una bella e normalissima famiglia. Il padre, l’avv. Sante Possenti, era un funzionario dello stato pontificio, e come tale dovette peregrinare per diverse città dell’Umbria, delle Marche e del Lazio con compiti di governatore, delegato o assessore.. Quando nacque Francesco, era governatore della città di Assisi, e gli dettero questo nome proprio in onore del grande Santo di Assisi. 
Visse la sua infanzia e la sua fanciullezza nel modo più normale, coccolato e anche un po’ viziato, anche perché la mamma, Agnese Frisciotti morì a soli 41 anni quando Francesco (Checchino lo chiamavano in casa) aveva solo tre anni. La sua vita fu segnata da questa grave perdita, ma il papà e le sorelle non gli faranno mai mancare l’affetto e l’attenzione necessarie per una sana crescita. E cresce proprio bene Francesco, progredendo sempre di più nella vita di preghiera, negli studi e nella buona educazione; pensa anche a divertirsi, eccome si diverte, ma senza mai scantonare nella volgarità e nella mancanza di rispetto verso gli altri. E’ socievole e disinvolto, ama vestire bene, ballare, recitare in teatro, andare a caccia, passeggiare in compagnia degli amici. Frequenta i salotti e le belle compagnie, anche di ragazze della sua età; lo chiamano il ballerino e il damerino elegante, e lo era per davvero. 
Che ti pare, Luca, è normale un ragazzo così? Giudica tu stesso. E proprio questo ragazzo così normale, quando avverte dentro di sé che il Signore ha altri progetti su di lui, non indugia a lasciare tutto per seguire Colui che lo chiama. Soli quattro anni trascorrerà tra i Passionisti, ma saranno sufficienti a trasformare la sua normalità in una vita straordinariamente vissuta come dono totale a Dio e ai fratelli. Non avrà il tempo di diventare sacerdote, perché morirà prima, stroncato dalla tisi. Era la mattina del 27 febbraio 1862.
Spero che queste poche notizie ti siano sufficienti a farti guardare a Gabriele come ad un amico in tutto simile a te, al quale puoi sempre rivolgerti per chiedere un aiuto e un incoraggiamento a vivere bene la tua vita, normale come la sua.
Con affetto
P. Pietro

Caro Luigi,
innanzitutto ti saluto e ti ringrazio del tuo interessamento per il nostro sito, anche se scoperto casualmente durante una navigata in internet, anche se io credo che nulla avvenga per caso e quindi neanche questo nostro incontro epistolare è casuale; prova un po’ a pensare chi è che potrebbe divertirsi a combinare queste cose…! Eh si…, è proprio Colui al quale tu stai pensando, anche se si serve del nostro impareggiabile webmaster Pasquale Della Ragione che cura il nostro sito con grande passione e ha ideato questa "grata elettronica" (a lui piace tanto questa denominazione) che ci permette di incontrarci sul web e comunicarci le nostre esperienze.
Caro Luigi, mi chiedi se è pensabile che ci possa essere finalmente un po’ di pace: CERTAMENTE SI !!! 
Anche se tutto ciò che avviene nel mondo ci può indurre a pensare diversamente, non smettiamo neanche per un solo attimo di sperarlo e di impegnarci a dare il nostro contributo per costruirla ogni giorno. Dobbiamo e vogliamo essere degli inguaribili ottimisti.

Tu mi chiedi: è insita nella natura umana combattere il proprio simile? E ancora: serve pregare se poi l’uomo è stato creato con tanta cattiveria?
Le domande così poste presuppongono una certa convinzione: che Dio abbia creato l’uomo cattivo!
Se il concetto di Dio è quello derivante dalla mitologia greco-romana, cioè passionale, allora è possibile che l’uomo sia stato creato con la tendenza a fare il male. Se invece la conoscenza di Dio poggia sulla Rivelazione dataci da Gesù Cristo che ci dice che è un Padre buono fino al punto di dare la sua vita, dobbiamo concludere che è impossibile la creazione di un uomo fondamentalmente e tendenzialmente cattivo. Da un albero buono non vengono frutti cattivi.
Dirò piuttosto che l’uomo è creato libero, che è una delle qualità divine. Ed è da queste qualità, non sviluppate correttamente, che scaturisce la schiavitù interiore dell’uomo e la sua condotta prepotente (prepotenza=cattiveria) verso i suoi simili. Nostro compito è, allora, educarci ed aiutare gli uomini ad educarsi alla ricerca e al raggiungimento di ciò che fa bene allo sviluppo integrale della propria persona. Educarsi vuol dire incontrarsi, aiutarsi a costruire giorno per giorno la propria personalità umana e cristiana; vuol dire aprirsi all’altro, entrare in dialogo, superare l’egoismo di vedersi soli e superiori agli altri; rispettare e valorizzare la dignità e le qualità dell’altro, le sue esperienze, i suoi pensieri, i suoi ideali, i suoi sentimenti , i suoi gusti, i suoi sogni, la sua vocazione. Educarsi vuol dire, in ultimo, crescere insieme nell’AMORE!!!
Solo così diventiamo possessori, operatori e costruttori di pace.
Ti saluto con affetto e ti auguro tanta pace
P. Pietro

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