20 febbraio 2003. Articolo di P. Giovanni Marino (Provincia LAT, comunità di Trepuzzi - LE)
 

 

= Lettera Apostolica
(6-1-01)
Novo Millennio Ineunte

= Esortazione Apostolica
(30-12-88)

Christifideles Laici

Gli indirizzi della Provincia del Sacro Costato - LAT
(Puglia, Calabria e Vicariato in Brasile)

Se passa il santo … rifiorisce il miracolo

La recente pubblicazione dei due poderosi tomi delle lettere di S. Paolo della Croce ai laici, ci ha offerto la possibilità di accedere direttamente ad una dottrina spirituale quanto mai preziosa ed ammirevole: è la santità segreta della Croce, una spiritualità della Croce nella quale non è difficile individuare il cammino della vocazione cristiana, che è vocazione alla santità.

Paolo della Croce introduce i suoi interlocutori, con una finezza pedagogica propria dei grandi padri dello Spirito, al mistero di Dio, accompagnandoli attraverso la via regale della Passione di Gesù verso un rapporto amoroso e desiderabile. E’ la vita nuova in Cristo, è santità cercata e vissuta.

Nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte Giovanni Paolo II° ha proposto alla Chiesa in primo luogo, tra le priorità pastorali, la santità, definita nella sua duplice dimensione di "dono offerto a ciascun battezzato" e di "compito che deve governare l’intera esistenza cristiana" (NMI,30).

La santità è vocazione universale della Chiesa (LG,39) e la meta ultima della vita cristiana. Essa non è altro che lo sviluppo e crescita, sotto l’azione dello Spirito, della fede, della speranza e dell’amore, attraverso una sempre maggiore unione co Dio in Cristo. Una verità elementare che il Papa ha inviato a riscoprire perché diventi il fine primario e fondamentale di tutta l’azione pastorale della Chiesa in questo suo sforzo di evangelizzazione e di ri-evangelizzazione. Una pastorale che riveli agli uomini, prima di tutto, la santità di Dio.

Purtroppo ancora si va avanti con una pastorale di conservazione di una tradizione religiosa (legata peraltro all’esteriorità formale, al culto dei santi, alle devozioni talvolta scadenti nella superstizione, alla ricerca dello straordinario). Si va a messa la domenica perché bisogna soddisfare il precetto. Si confessa per ricevere la Comunione o per liberarsi dal peccato. Si mette insieme culto e vita dominata dal materialismo pratico.

Certamente emerge la necessità di lavorare per ristabilire un primato dell’interiorità, di operare per una cultura attenta a salvaguardare questa dimensione essenziale dell’uomo. Occorre un’ascesi del tempo, attraverso una disciplina dello stesso. Occorre un’educazione all’ascolto, che si traduca in capacità di accoglienza e solidarietà. Occorre una disciplina della comunicazione, perché le parole recuperino il loro spazio ed il loro valore. Occorre l’ascesi del cuore, che diventa lotta e fatica contro la distrazione. Occorre infine anche un po’ di humour: la Chiesa come il mondo, non sembra immune dai cultori della lagna. L’umorismo è invece uno dei linguaggi della fede ed ha uno stretto rapporto con la speranza. Dai cristiani di oggi, dai santi dei nostri giorni che aspirano ad essere felici senza essere imbecilli, ci si aspetta uno spiccato senso dell’umorismo.

Secondo il Vangelo c’è una categoria di persone capace di questa conversione: sono i piccoli, i quali sono convinti che c’è un altro registro di valori rispetto a quello corrente e che il destino ultimo dell’uomo non si gioca sul tavoli dei potenti.

L’impegno che ci viene proposto si basa su una certezza che appartiene alla verità stessa del cristianesimo ed esige un’appropriata arte pastorale.
Dobbiamo convincerci che la santità è di tutti e per tutti, non soltanto per gli eroi della fede. E’ la condizione ordinaria di quanti accolgono e corrispondono alla grazia di Dio che ci viene comunicata in modo speciale attraverso i sacramenti, vissuta nella vita di ogni giorno e nelle condizioni normali di ciascuno.

L’esortazione apostolica Cristifideles laici ha segnato ormai più di un decennio fa, l’urgenza di una santità laicale e ricordando quanto fu affermato nel Sinodo straordinario del 1985: "i santi e le sante sono stati fonte e origine di rinnovamento nelle più difficili circostanze in tutta la storia della Chiesa…, ha messo in luce le nuove vie della santità locale nelle realtà temporali e terrene.

Oggi si parla di nuovi modelli di santità, nuove testimonianze di virtù eroiche vissute nelle condizioni comuni e ordinarie dell’esistenza. Nell’esperienza ecclesiale che si respira all’inizio del terzo millennio, le parole più diffuse sono difesa, guerra, lotta.

Parole che esprimono la fine piuttosto che l’inizio di una stagione. Il Papa ha guidato la comunità cristiana indicando mete alte. Ha chiesto agli uomini di buona volontà di essere sentinelle del mattino che annunciano un’era nuova di pace. Si stanno cercando ora santi anche con un pizzico di novità. Certamente i santi saranno quelli che hanno portato al culmine la loro docilità allo Spirito, nella perfezione della carità, nella generosa dedizione agli altri. Quelli che hanno trasfigurato i loro ambienti di vita e di lavoro. Quelli che hanno vissuto una spiritualità di comunione, di dialogo ecumenico ed interreligioso, di sensibilità per la natura, d’impegno per la giustizia.

I poveri di spirito, i puri di cuore, pacifici e pacificatori, perseguitati, compassionevoli fino alle lacrime per le miserie altrui, miti, affamati ed assetati di giustizia, eppure sempre lieti e vicini, perseguitati e non onorati…Un santo che passa è una chiamata alla conversione.

Rileggiamo il Vangelo, rigettando ogni sogno e pronostico. Riprendiamo con coraggio il nostro impegno di uomini e lasciamo fare a Dio: il seme dei santi non è prossimo ad estinguersi (H. De Lubac).

P. Giovanni Marino c.p.
giobatmar@virgilio.it

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